Attualità
7 Novembre 2021
Più di 500 persone hanno preso parte alla manifestazione contro l'aggressione omotransfobica dei giorni scorsi. Assente l'assessore Kusiak, così come tutta la giunta

Un abbraccio arcobaleno su Ferrara: “Ci rispetterete per quello che siamo, esseri umani”

di Redazione | 3 min

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di Lorenzo De Cinque

Un corteo arcobaleno con più di 500 persone ha abbracciato le strade di Ferrara nel pomeriggio di sabato.

L’aggressione omotransfobica e filofascista dello scorso 31 ottobre ha raggiunto l’attenzione nazionale, colpendo direttamente la comunità ferrarese. Proprio per questo, le associazioni Arcigay Ferrara, Udu Ferrara, Out+ e Link Ferrara si sono rese promotrici della manifestazione, con un vero e proprio gesto di solidarietà nei confronti delle vittime dell’aggressione.

“Noi non vogliamo più che i nostri ragazzi subiscano ancora odio e violenza”. Il tono di Manuela Macario (Arcigay Ferrara) è stato subito chiaro, soprattutto quando ha applaudito al “coraggio di questi ragazzi perché denunciando ci hanno dato una lezione di civiltà, ma anche un invito a non avere paura”.

Tra le parole degli aggressori, anche riferimenti a Benito Mussolini e “proprio per questo – spiega Macario – abbiamo deciso che questa manifestazione pacifica e colorata arrivasse di fronte al castello, dove nel 1943 uomini accusati di antifascisti furono fucilati”.

Dopo un minuto di silenzio, si sono alternati gli interventi degli organizzatori. Tra questi, Giacomo Catucci (presidente Arcigay Ferrara) che ha guardato al coraggio dei ragazzi che hanno denunciato come segnale che “qualcosa sta cambiando grazie alle nostre lotte, ora abbiamo iniziato ad abbattere il muro del silenzio”. E sulla matrice fascista, ha aggiunto che “ora più che mai mantenere viva la memoria è un dovere morale, un atto dovuto nei confronti di chi, con il sangue, ci ha consegnato il mondo libero e democratico in cui oggi viviamo“.

Ci rispetterete per quello che siamo: esseri umani“. Parole fortissime arrivano da Gabriele Torresan (Out+) che, in un appello accorato ai manifestanti, ha invitato tutti “a essere parte integrante della nostra rabbia”. Questo stesso sentimento è stato fortemente condiviso anche dalle due associazioni studentesche presenti che non hanno avuto peli sulla lingua nei confronti della classe politica dirigente.

“Il modus operandi dei nostri politici – ribatte Martina Greco (Udu Ferrara) è trovare una giustificazione a tutto, come se ora lanciare piccioni morti e petardi fosse normale”. E sull’affossamento al Ddl Zan, la studentessa ha continuato, spiegando che “ci ha messo in una situazione di paura in cui si ha timore anche di esporre una borsa arcobaleno“.

Sulla banalizzazione di queste dinamiche è ritornata anche Virginia Mancarella (Link Ferrara) dal momento che “non si tratta di semplici bulletti ma di aggressori che si sono rifatti al fascismo“. E sul linguaggio utilizzato, la Mancarella ha sottolineato come “oggi è importante educare alle parole da utilizzare e questa è la prova di un sistema educativo che ha fallito perché non può essere un privilegio camminare per strada e non avere paura di esistere”.

Tra i manifestanti non sono passati inosservati alcuni esponenti della politica locale, prima fra tutti Paola Peruffo (Forza Italia), l’unica consigliera presente del centrodestra. Presenti anche il segretario provinciale del Partito Democratico Nicola Minarelli assieme al capogruppo Pd Francesco Colaiacovo, Flavio Romani di Emilia-Romagna Coraggiosa, Leonardo Fiorentini di Coalizione Civica, Corrado Oddi (Comitato “Il battito della città”), Sergio Golinelli (Sinistra Italiana) e Stefania Soriani (Rifondazione Comunista). Pesante invece l’assenza fisica dell’assessora alle Pari Opportunità Dorota Kusiak e degli altri esponenti della giunta, da cui non è arrivato neanche un messaggio di solidarietà nei confronti delle vittime dell’aggressione.

Il corteo, dopo la sosta alla lapide commemorativa del Castello, si è diretto presso la galleria Matteotti, luogo dell’aggressione, dove sono state deposte come segno di solidarietà tre bandiere arcobaleno al grido comune di “siamo tutti antifascisti, siamo tutti arcobaleno“.

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