Attualità
28 Ottobre 2021
Terzo seminario organizzato da Acer Ferrara per la celebrazione del centenario dell’azienda. Il sociologo Mingione: “La protezione della casa non è più stata una priorità”

L’edilizia pubblica è la grande dimenticata nelle politiche di welfare

di Redazione | 4 min

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(immagine d’archivio)

di Anna De Vivo

Le politiche abitative devono andare in una direzione di maggiore sostenibilità sociale. Il tema della riduzione delle disuguaglianze sociali è un tema centrale su cui si deve intervenire. Si è verificato un abbandono dell’edilizia pubblica con una domanda di alloggi sempre maggiore e una riposta che non riesce a soddisfare il fabbisogno di una società che sta mutando. È il paradosso della contemporaneità: la crescente domanda di welfare abitativo si scontra con un costante venir meno delle risorse. Questi sono i temi dibattuti il 27 ottobre alla Camera di Commercio in occasione del terzo seminario organizzato da Acer Ferrara per la celebrazione del centenario dell’azienda.

“Si è verificato un abbandono dell’edilizia pubblica – spiega Enzo Mingione, sociologo dell’università di Milano Bicocca, per il quale “la protezione della casa non è più stata una priorità”. “Sono stati sacrificati pezzi di welfare in favore di altri. Si è diffusa l’idea che gli utenti dell’edilizia pubblica, anziani e immigrati (che sono i nuovi lavoratori), non siano i soggetti primi delle attenzioni di protezione della casa. La pandemia ha poi reso evidente che lo sviluppo, così come è avvenuto negli ultimi due decenni, è uno sviluppo sempre meno sostenibile socialmente. Da questo punto di vista l’idea non è tanto quella di ritornare a un welfare del dopoguerra, piuttosto di costruire nuove forme di protezione dei diritti di una nuova platea, di una struttura sociale mutata. I nuovi lavoratori hanno bisogno di una soluzione abitativa potenzialmente integrata nella società italiana.è il caso di pensare a nuovi investimenti per proteggere la popolazione così come sta cambiando”.

“Se si vuole parlare di politiche abitative – si inserisce l’assessore al Welfare del Comune di Ferrara, Cristina Coletti – non si può non parlare di politiche sociali. Questo perché spesso banalmente si pensa che gli utenti degli alloggi popolari siano gli stessi dei servizi sociali, ma non è così. Qui a Ferrara, sin da subito l’attenzione sui 3400 alloggi che abbiamo a disposizione è stata alta. Nel momento in cui abbiamo avuto maggiori alloggi disponibili è stato possibile dare maggiore risposta all’utenza, un’utenza che è profondamente mutata perché abbiamo giovani coppie e un ceto medio che si è inevitabilmente avvicinato agli alloggi di edilizia residenziale pubblica”.

“Il nostro ragionamento – aggiunge Coletti – è sempre stato fatto in piena condivisione e collaborazione con Acer. Sul fronte dell’amministrazione comunale sono state varie le attività messe in campo per poter migliorare l’offerta, tra cui un protocollo in corso di sottoscrizione a favore degli anziani soli, un protocollo sottoscritto lo scorso anno in stretta vicinanza con le associazioni degli inquilini e il protocollo firmato a luglio con l’obbiettivo di ridurre le difficoltà d’inquilini e proprietari”.

“Negli ultimi 25 anni – interviene Alfredo Alietti, sociologo dell’università di Ferrara -, con i governi Berlusconi e Renzi, abbiamo assistito a piani casa vuoti e inconsistenti, piani che non sono in grado di dare una risposta al crescente fabbisogno. A Milano nel ‘97 era già oltremodo insufficiente la risposta alla domanda di alloggi popolari. Queste problematiche erano ben presenti anche prima della crisi odierna. Inoltre siamo di fronte a un profondo cambiamento della composizione sociale della classe d’inquilinato. C’è una presenza sempre maggiore di anziani fragili e una presenza variegata e crescente di famiglie d’immigrati, per non parlare della grave condizione di precariato e disoccupazione presente nell’inquilinato di Acer. La necessità di supportare le Acer locali è incalzante perché attualmente il livello è molto basso. La domanda di alloggi è in crescita ma le risorse sono sempre meno”.

“Abbiamo cercato di ottimizzare le risorse a disposizione e di minimizzare i costi sociali della carenza di risorse – spiega il direttore di Acer Ferrara, Diego Carrara -. Abbiamo cercato di dimostrare che tramite un’ottimizzazione delle risorse abbiamo risposto al fabbisogno che potevamo gestire”.

“Quando si parla di welfare – conclude Alessandro Alberoni, presidente di Acer Bologna – non si parla mai di politiche abitative e se non si affrontano insieme i due temi non si migliora l’efficienza e l’efficacia del sistema stesso. Negli ultimi 20 anni i governi, quando ci sono state le elezioni e hanno presentato le piattaforme elettorali, non hanno mai inserito le politiche abitative. Non è mai stato nominato un sottosegretario alle politiche abitative. Quindi la casa, che è un diritto dell’uomo e un diritto di cittadinanza attiva, non ha trovato risposta nella politica. I canoni che incassiamo sono sempre più insufficienti a garantire l’equilibrio dell’edilizia pubblica. Per fare politica di case popolari bisogna andare nelle case, bisogna viverle. Sono necessarie risorse e un grande piano nazionale”.

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