Attualità
15 Settembre 2021
Il percorso referendario ha raccolto fino a ora 330mila firme. Zamorani: "Non è solo una richiesta di libertà, ma un'iniziativa per la sicurezza delle città"

Viaggia a gonfie vele il referendum sulla cannabis. Quota 500mila è vicina

di Redazione | 3 min

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di Davide Soattin 

Cresce di ora in ora il numero delle firme online per il referendum sulla legalizzazione della cannabis, iniziato sabato 11 settembre e già a quota 330mila dopo appena tre giorni.

L’obiettivo è riuscire a raccoglierne 500mila entro fine mese, come spiegato da Leonardo Fiorentini, segretario nazionale di Forum Droghe Onlus: “Proviamo a fare quella che sarebbe un’impresa. Il quesito è uno e interverrà sul Dpr 309 del 9 ottobre 1990 limitatamente al comma 1 e 4 dell’articolo 73 e ad alcuni termini dell’articolo 75“.

Nello specifico, l’intervento sul comma 1 dell’articolo 73 elimina il termine “coltiva” ritenendo che tutte le altre condotto possano essere sufficienti per punire colui che coltiva al fine di vendere, mentre la sua eliminazione toglie ogni alibi sulla depenalizzazione completa della coltivazione a uso personale.

Per quanto riguarda il comma 4 dell’articolo 73 invece, nei limiti di quanto concesso dalla corte, è prevista l’eliminazione delle pene detentive ma lasciando quelle pecuniarie, ossia niente carcere per chi al di fuori delle autorizzazioni previste dall’articolo 14 compie uno dei reati previsti dal comma 1.

Infine, a livello di sanzioni amministrative, relativamente all’articolo 75, i promotori dell’iniziativa interverranno unicamente sulla rimozione del ritiro della patente al di fuori dei casi di guida sotto l’effetto, che rimangono puniti dall’articolo 187 del Codice della Strada, dal momento che “il ritiro della patente è la sanzione che più mette a rischio l’integrazione sociale delle persone”.

Il proibizionismo – ha affermato Fiorentini – ha fallito. Oggi il mercato più libero è quello delle sostanze e crediamo sia venuto il tempo di regolarle in modo diverso. Non parliamo di liberalizzazione e di vendere ovunque, ma ci sono sostanze che sono più o meno pericoloso e vanno regolate in base al loro status. Per questo chiediamo che sia trattata come il tabacco e l’alcol. Una volta che ciò avverrà, aumenterà la percezione del rischio in chi la consuma, l’uso consapevole e la diminuzione dei consumi tra gli adolescenti“.

Ma non solo, come ha ulteriormente sottolineato Mario Zamorani di +Europa: “Non è solo una richiesta di libertà, ma è inerente alle battaglie complessive per i diritti civili. È un’iniziativa che va in direzione della sicurezza delle città perché, se separiamo il consumatore dallo spacciatore, è intuitivo quello che succede. Si toglieranno così proventi al narcotraffico e alle narcomafie, liberando i tribunali, la magistratura, le attività delle forze dell’ordine e le carceri”.

Secondo Ilaria Baraldi, consigliera comunale del Partito Democratico, è necessario “invertire la tendenza a stigmatizzare la pericolosità e la asocialità di chi fa consumo di droghe”, a maggior ragione “in un paese in cui si sente che lo spaccio lo combatti punendo l’acquirente, come anche un noto esponente della giunta locale ha affermato, dicendo che bisognerebbe passare a manganellate chi acquisisce droga, ma questo non è assolutamente il metodo migliore“.

A Ferrara, il percorso referendario è sostenuto da Arci Ferrara, +Europa, Mdm-Articolo 1, Possibile, Sinistra Italiana e da alcuni consiglieri comunali. La raccolta firme è solo online e sarà aperta fino al 30 settembre, ma i promotori contano di raggiungere il tetto dei 500mila già entro il fine settimana. Sarà possibile firmare attraverso Spid, firma elettronica e riconoscimento video online (3 euro di costo) sul sito www.referendumcannabis.it.

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