Eventi e cultura
26 Novembre 2020
L'obiettivo è realizzare un documentario per valorizzare la vicenda professionale e umana dello storico opificio

Chi ricorda il Lanificio Hirsch? L’associazione Ilturco cerca testimonianze

di Redazione | 3 min

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Dalle bonifiche allo squadrismo Fascista. Tra Ferrara e il mare è passato il destino d’Italia

Non sono in molti i ferraresi a saperlo, se non per associare distrattamente il nome di Italo Balbo alla nostra città, ma dalle strade che percorriamo ogni giorno o dai campi che vediamo attraversando la zona della provincia che va da Ferrara al mare è passato il destino d’Italia. E lo ha fatto attraverso la violenza dello squadrismo e del fascismo agrario che qui è nato

Chi ricorda il Lanificio Hirsch? L’associazione Ilturco invita i ferraresi che hanno notizie di questa straordinaria avventura imprenditoriale a farsi avanti.

Aperto a Ferrara nel 1885, fu uno dei primi e più importanti maglifici italiani: esportava in tutto il mondo, dall’Egitto all’America Latina, e la qualità dei suoi scialli “alla berlinese” è rimasta nella leggenda. Fu avviato in via Fondobanchetto da Carlo Hirsch, la cui famiglia – ebrea, di origine tedesca – già si dedicava alla lavorazione artigianale della lana. Si trasferì poi in via Aldighieri, dove nascosto tra i palazzi sorgeva un grande complesso di capannoni, magazzini e uffici. Oltre ad impiegare centinaia di persone, si distinse a livello nazionale per l’introduzione negli anni venti di innovative politiche sociali, volte a migliorare la qualità della vita dei dipendenti. L’azienda – successivamente condotta dal figlio, Renato Hirsch – realizzò a proprie spese un asilo per i figli delle operaie, a cui era permesso assentarsi per allattare i bambini. Assicurò i propri dipendenti per tutelarli dagli infortuni, prima che l’assicurazione diventasse obbligatoria. Aiutò le famiglie che avevano padri, mariti o figli impegnati nella guerra in Etiopia con un contributo a fondo perduto. L’attività si interruppe nel 1939, anno in cui vennero promulgate le Leggi Razziali, con l’esproprio dello stabilimento operato dai fascisti.

Obiettivo della ricerca è recuperare una vicenda dimenticata e non investigata, sebbene di grande importanza, per lo sviluppo economico della provincia estense e per le innovative politiche di welfare aziendale adottate. Racconta Licia Vignotto, responsabile del progetto: «Vorremmo sostenere e veicolare una narrazione del Novecento ferrarese che comprenda e valorizzi il ruolo svolto dal comparto artigianale e industriale, che si affiancò alla tradizionale produzione agricola esprimendosi in esperienze significative. Agganciare il passato al presente, utilizzando la memoria storica per offrire alla comunità nuove chiavi di lettura per leggere e interpretare il potenziale del territorio».

Chiunque abbia modo di contribuire alla ricerca con testimonianze, fotografie, o anche solo semplicemente ricordando i discorsi ascoltati in famiglia, riferiti al lanificio e alla famiglia Hirsch, è invitato a scrivere a info@ilturco.it o a telefonare al numero 3391524410.

«Realizzeremo nelle prossime settimane un video dedicato alla storia del Lanificio e una presentazione online», spiega Riccardo Gemmo, presidente dell’associazione Ilturco. «Ci sarebbe piaciuto abbinare alla ricerca un evento pubblico ma per ora non è possibile. Consideriamo questo approfondimento il primo tassello di un puzzle più grande, che continueremo a costruire nei prossimi mesi».

L’iniziativa – sostenuta grazie al bando promosso dalla Regione Emilia-Romagna per valorizzare e divulgare la storia e la memoria del Novecento – si realizza in collaborazione con l’Istituto di Storia Contemporanea, il Museo del Risorgimento e della Resistenza, con il supporto del Servizio Biblioteche e Archivi del Comune di Ferrara.

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