Mentre la moglie lotta in ospedale contro il rischio di perdere la vista, il marito dal carcere preferisce non parlare davanti al giudice.
R.A., l’operaio di 59 anni di nazionalità marocchina che sabato mattina, al culmine di una lite, ha accoltellato la coniuge, 49 anni, alla testa, non è più accusato di tentato omicidio. Per lui, difeso dall’avvocato Giuseppe Incandela, il pm Stefano Longhi ha ipotizzato come capo di imputazione lesioni gravissime aggravate dal grado di parentela.
Ieri c’è stata l’udienza di convalida dell’arresto e il gip Vartan Giacomelli si è riservato la decisione.
Gli inquirenti stanno ancora valutando le ipotesi che avrebbero originato la feroce lite avvenuta nella loro casa di Massenzatica, dove il 59enne si trovava ai domiciliari per reati connessi allo spaccio di stupefacenti.
Al momento di certo c’è l’aggressione e le ferite, molto gravi, alla testa e, più lievi, alle mani, segno che la donna ha cercato di difendersi dalla furia del marito.
I carabinieri, al loro arrivo, avevano trovato l’uomo in stato di agitazione, con gli abiti intrisi di sangue, mentre la moglie era seduta a terra, appena fuori l’uscio di casa, dolorante e completamente ricoperta di sangue.
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