Lettere al Direttore
21 Ottobre 2020

Ddl Zan: non tutti gli psicologi sono a favore

di Redazione | 3 min
Sono rimasta stupita nel leggere che alla manifestazione in favore del Ddl Zan, svoltasi a Ferrara, era presente “in rappresentanza dell’Ordine degli Psicologi” la prof.ssa Fulvia Signani, docente presso la nostra Università.
Ancor più sorpreso sono rimasto nell’apprendere che il presidente di tale Ordne, a nome dell’intera categoria,si è schierato a spada tratta in difesa del citato disegno di legge.
Il mio stupore deriva innanzi tutto dal fatto che non mi sembra rientrare tra i fini istituzionali di un Ordine professionale l’intervento in uno scontro politico (solo un cieco potrebbe affermare che non lo è) e in secondo luogo che non si è tenuto alcun conto delle riserve espresse da numerose femministe (riserve di cui, invece, si è fatta meritoriamente carico la senatrice PD Valeria Fedeli)
In terzo luogo (last not least) ,si è ingenerata la falsa idea che tutti gli psicologi siano a favore del Ddl ZAN. Chi propala queste affermazioni o è male informato o mente sapendo di mentire, a puri scopi propagagandistici. Rilevo infatti che gli psicologi iscritti all’Associazione Pschiatri e Psicologi Cattolici (che certamente sono iscritti anche al loro Ordine professionale) hanno assunto una ben diversa posizione (vedi https://www.agensir.it/quotidiano/2020/7/7/omotransfobia-cantelmi-psichiatra-con-ddl-zan-a-rischio-liberta-di-ricerca/)
Secondo il Prof. Tonino Cantelmi,professore di Cyberpsicologia presso l’Università europea di Roma e presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), è infatti a rischio anche la libertà di ricerca. “Come psichiatra – ha dichiarato Cantelmi all’agenzia Sir – il problema che mi pongo riguarda la ricerca clinica. Mi chiedo se con questo tipo di legge sarà ancora possibile fare ricerca libera”. Fermo restando “il rispetto per la dignità di ogni persona e il netto rifiuto nei confronti di ogni forma di discriminazione e/o violenza – spiega lo psichiatra – se io avviassi una ricerca clinica partendo dall’ipotesi – certamente da verificare – che i figli delle coppie omogenitoriali possano manifestare problemi psicologici, potrei essere tacciato di omofobia”. Per Cantelmi  “non viene ben definito che cosa si intenda con il concetto di ‘omofobia’. Ecco perché sono preoccupato” prosegue Cantelmi.  “Per procedere, la ricerca clinica ha bisogno di ricercatori liberi di spaziare, non ‘imbavagliati’ o imbrigliati in percorsi a senso unico”. Insomma si tratta di un crinale scivoloso e a chi confida nel buon senso interpretativo Cantelmi ricorda che “il buon senso non alberga facilmente nel nostro Paese”. “Già la ricerca clinica in questo settore è molto delicata. Ribadisco che, con una legge come questa,verrebbe considerata come un pregiudizio la centralità delle figure genitoriali materna e paterna nei processi di crescita di un bambino”.
Credo che le parole dei Prof. Cantelmi debbano essere attentamente valutate e ritengo che sia semplicemente falso affermare che tutti gli psicologi e gli psichiatri siano favorevoli al Ddl Zan, come qualcuno cerca surrettiziamente di farci credere.
Giustina Ferrari
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