Economia e Lavoro
19 Settembre 2020
I sindacati aspettano il ‘ritorno’ dell’azienda. E vogliono contrattazione aziendale, ferie e permessi non goduti, recupero della produttività

Berco, l’unica via

di Redazione | 3 min

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di Matteo Bellinazzi

Copparo. I sindacati studiano le nuove mosse per cercare di uscire dalla situazione critica che si è delineata dopo l’abbandono del tavolo da parte dell’azienda durante la contrattazione per il rinnovo del contratto aziendale.

Giovanni Verla, segretario generale Fiom spiega che “facendo questa operazione Berco contraddice se stessa rispetto alla narrazione che vuol far permeare all’esterno, vale a dire un’azienda che tiene al benessere del territorio e alle condizioni lavorative e salariali dei suoi lavoratori”.

“Oggi decide che dal primo di ottobre tutti i lavoratori di Berco si troveranno ad aver perso tutte le maggiorazioni e le indennità dei turni contrattati negli anni. L’azienda decide quindi di tagliare migliaia di euro che spettano ai lavoratori per metterseli in tasca. Altra operazione è quella di illuderci – sottolinea il sindacalista – che quei soldi rientreranno ai lavoratori attraverso premi di risultato per la produttività incentrati sul cambiamento e l’innovazione. Ad oggi però quel premio varrebbe 24 euro all’anno”.

Tutto questo in un contesto incerto rispetto a quelle che sono le prospettive dello stabilimento. “Nella logica di Berco – prosegue Verla – questo contratto aziendale andrebbe a rappresentare l’ulteriore tassello per la messa in discussione della stabilità e del futuro di questo stabilimento. Nel momento in cui dovrebbero render conto di quelle che sono le aspettative di ThyssenKrupp, dove non si arriva attraverso i processi organizzativi, si arriva mettendo mano agli stipendi dei lavoratori”.

“Quest’azienda dovrebbe chiaramente dire cosa vuole fare di questo stabilimento – insiste Verla –e di conseguenza di questo territorio”.

Il punto fondamentale per la Fiom è sciogliere il nodo rispetto a quale sarà la Berco dei prossimi anni, “perché non può passare la logica per la quale il mercato decida le sorti dello stabilimento, deve essere l’azienda che investe sul mantenimento dei livelli occupazionali e l’operatività piena di tutto il ciclo produttivo”.

Il futuro e la stabilità dello stabilimento è la priorità di cui si discute nelle assemblee di queste settimane, ragionando sulle azioni da compiere per il mantenimento dei livelli economici e delle condizioni di lavoro. A fronte di questo i sindacati assicurano che arriveranno a iniziative di mobilitazione nelle prossime giornate.

L’accento sui comportamenti messi in pratica dall’azienda è anche nelle parole di Paolo Da Lan, segretario generale Uilm: “L’idea di recuperare la produttività sta nel cercare di togliere diritti ai lavoratori, a livello salariale e di turni di lavoro. Inoltre, l’amministrazione comunale deve immaginare che con questo sistema spariranno almeno due milioni e mezzo di risorse”.

Questo perché il monte salari che verrebbe a mancare per le maggiorazioni, che ammonta a circa cinque milioni di euro costo-azienda, tirandone via il cinquanta percento eliminando i cunei fiscali, i lavoratori avranno due milioni e mezzo in meno da spendere sul territorio.

“L’attacco quindi non è solamente alla rappresentanza sindacale ma al salario dei lavoratori e all’economia del territorio – avverte Da Lan -. L’unica cosa che adesso aspettiamo è che l’azienda ci comunichi di essere disponibile a riaprire il confronto. Unica via percorribile è però la rimozione dell’azzeramento della contrattazione aziendale, l’incameramento di ferie e permessi qualora non vengano goduti, il recupero della produttività con un peggioramento delle condizioni di lavoro”.

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