Trent’anni di servizio da insegnante mi spingono a scrivere questa riflessione. Ho lavorato solo nelle scuole della provincia, per una scelta personale, per comodità, necessità familiare, sensibilità che mi tiene legata alla realtà contadina da cui provengo. Una scelta come tante che si fanno nella vita.
Bene, arrivo al dunque. In un momento in cui la scuola, strano ma vero (che ci sia qualche motivo politico? qualche appuntamento elettorale?), occupa il primo titolo di tutti i telegiornali, forse avrei potuto tacere, come faccio di solito quando tutti sanno tutto e lo urlano pure. Ma proprio non ce la faccio.
Vivo nel Ferrarese da sempre, stimo i miei colleghi e i dirigenti dei grandi istituti e licei cittadini, con i quali ho avuto la fortuna di condividere anni straordinari, fatti di nebbie, zanzare, progetti shakespeariani, premi estensi, e a volte anche gioie e dolori personali.
Tuttavia ho scelto di insegnare per 7 anni nell’Istituto professionale di Lido degli Estensi, 17 anni al Liceo di Codigoro e da 5 anni sono in quello di Argenta.
L’emulazione è un carburante straordinario, in questi giorni però, complici tv e quotidiani, mi sembra di assistere ad una partita di “ruba bandiera”, come quelle che si giocavano tanti anni fa nei cortili.
L’emergenza ci ha posto di fronte uno scenario nuovo, fatto di pericoli e opportunità, ci ha dimostrato concretamente quali sono le debolezze del nostro sistema scolastico nei muri delle aule e nella preparazione di quanti vi lavorano, perché dobbiamo tradurre tutti questi sforzi negli sterili pavoneggiamenti che capita di leggere qua e là sulla stampa? Anche le scuole devono confrontarsi in followers? Il premio è la conquista di tre iscrizioni in più?
Non mi sento in gara con nessuno. Conosco insegnanti, vicari, dirigenti che sono stati nei loro istituti ogni giorno da marzo a settembre, che hanno misurato e fatto traslochi, distribuito dispositivi informatici in comodato d’uso alle famiglie che ne avevano bisogno, investito risorse per dotare le aule di LIM o PC, contattato personalmente i genitori di tutti gli studenti dalla prima alla quinta per tenerli aggiornati e per dare davvero un senso al Patto di corresponsabilità scuola-famiglia. Perché oggi c’è proprio bisogno di responsabilità, in centro città come nella provincia più nebbiosa e dimenticata.
Non si tratta di afferrare per primi il fazzoletto bianco, o di garantirsi la vetrina di una foto-notizia sui quotidiani, si tratta di poter garantire a tutti i nostri ragazzi di correre incontro al futuro.
Barbara Demaria
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