Jolanda
6 Settembre 2020
Convegno nazionale a Bonifiche Ferraresi a Jolanda per la Giornata nazionale per la custodia del creato

Perego: “Importante un nuovo modo di abitare la terra, nuovi stili di vita”

di Redazione | 4 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che auguro a voi di non sentire mai”. 

È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

Jolanda di Savoia. L’emergenza legata alla crisi pandemica ancora in corso non ha fatto che rendere ancora più urgente l’importanza di una visione integrale dell’uomo sul creato, abbandonando un modello di sviluppo predatorio per progettare una società capace di riscoprire la sobrietà e la condivisione in un’ottica di giustizia.

Su questo ha riflettuto la Chiesa italiana nel corso del convegno pubblico svoltosi nella mattina di sabato 5 settembre, nell’auditorium all’interno della sede di Bonifiche Ferraresi a Jolanda di Savoia. Il convegno ha rappresentato il primo appuntamento della 15ª Giornata nazionale per la Custodia del Creato (sul tema “‘Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà’ (Tt 2,12). Per nuovi stili di vita”), a cui seguirà oggi, 6 settembre, la messa in diretta su Raiuno alle ore 11 dalla Concattedrale di Comacchio, presieduta dall’arcivescovo di Ferrara-Comacchio mons. Gian Carlo Perego.

E proprio mons. Perego è intervenuto a Jolanda: «Importante è non solo la tutela dell’ambiente ma un nuovo modo di abitare la terra, nuovi stili di vita». La terra, come dice il Papa nel suo messaggio per la Giornata del 1° settembre, «è la casa di Dio», «è un sacramento, dove quindi cogliamo di continuo la Sua presenza». Abitare la terra, casa di Dio, significa quindi «assumere uno stile di vita nuovo, fondato sulla responsabilità, che abbia al centro un progetto di comunità». Solo in questo modo capiremo l’importanza di «riconsegnare la casa di Dio a ognuno dei nostri fratelli e sorelle e alle nuove generazioni».

Generazioni penalizzate da scelte scellerate attuate negli ultimi decenni, come ha riflettuto don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio problemi sociali lavoro della Cei: «il modello di sviluppo degli ultimi decenni ha fallito perché centrato solo sulla quantità e non sulla qualità delle relazioni sociali e personali. «Senza fraternità», perciò, «non esiste libertà»: un accenno centrale, quello alla fraternità, fatto proprio in contemporanea all’annuncio alla stampa della firma il prossimo 3 ottobre ad Assisi da parte di Papa Francesco della nuova enciclica “Fratelli tutti”, dedicata proprio alla fraternità e all’amicizia sociale.

Atteso era anche l’intervento di Stefano Zamagni, docente di Economia Politica all’Università di Bologna e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali: «in Italia – come fatto negli anni ’50 del secolo scorso da Adenauer in Germania – sarebbe necessario modificare la Carta Costituzionale inserendo «la responsabilità di ogni scelta del Governo come decisiva per le future generazioni, soprattutto per le conseguenze ecologiche».

Quattro sono dunque le transizioni fondamentali: «la transizione energetica»; quella «economica, verso un modello di produzione circolare e non più lineare»; quella «culturale, per passare da un modello neo-consumista predatorio a uno che soddisfi la condizione essenziale della sobrietà giusta e felice». L’ultima transizione, decisiva per attuare le prime tre, è «la transizione antropologica»: nella Laudato si’ Papa Francesco ne parla attraverso il concetto di “pace interiore”, «possibile – sono ancora parole di Zamagni – solo riscoprendo la centralità dell’essere umano».

Una responsabilità, quella di ogni persona, che affonda le proprie radici nel ruolo affidata da Dio all’atto della creazione. Da questo è partita Silvia Zanconato, biblista e docente: la crisi contemporanea trova la propria causa proprio «nell’incapacità di molte persone di nominare le bellezze del creato, di saperle distinguere e quindi valorizzare. Spesso per noi, al contrario, la natura è solamente una massa indistinta, omogenea, al massimo distinguibile in modo generico». Un ragionamento, questo, strettamente correlato a uno dei concetti chiave della Giornata, quello di «pietà», un sentimento che ha a che fare col «riconoscimento del nostro posto e del posto degli altri» nel creato, e «col rispetto». Per «conversione ecologica» dobbiamo quindi intendere «un cambiamento radicale del nostro modo di vedere le cose».

Altrettanto netto e radicale è stato l’intervento di Atenagora Fasiolo, archimandrita e responsabile del vicariato arcivescovile di Toscana e Liguria della Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta: «oggi il primo obiettivo dell’umanità non è quello della qualità della vita, del suo benessere, ma della sua conservazione». Vale a dire della sua sopravvivenza. «La crisi pandemica che stiamo vivendo non ha fatto che dimostrare in maniera ancora più urgente il carattere antropico dell’equilibrio ecologico. Il creato non ci è stato donato da Dio per essere utilizzato e sfruttato a piacimento ma è un atto eucaristico offerto all’uomo per essere custodito».

Paolo Bruni, presidente di Cso Italy ha fatto gli onori di casa al posto di Federico Vecchioni, Amministratore delegato di Bonifiche ferraresi (Bf), che non ha potuto essere presente. Bruni ha spiegato come in particolare negli ultimi anni BF abbia deciso di unire ambiti come quello agricolo, industriale, e della distribuzione, «prima in conflitto tra di loro, senza dimenticare che il bene centrale rimane l’uomo», in particolare i giovani: «da noi – ha spiegato -, sono 100 su 500 dipendenti totali».

In rappresentanza del territorio, oltre al sindaco di Jolanda Paolo Pezzolato e al presidente regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli, che hanno portato i saluti del Comune e dei Coltivatori diretti, è intervenuto Carlo Ragazzi, presidente del Consorzio Uomini di Massenzatica: «siamo uno dei rari casi in cui una comunità è proprietaria di un bene condiviso», ha spiegato, una forma né privata né pubblica, ma una terza via molto originale. «Anche per questo consideriamo centrale il concetto di responsabilità intergenerazionale», frutto di «una visione di insieme, di comunità appunto».

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