Ho letto le dichiarazioni di Ilaria Baraldi circa Dorota Kusiak, accusata di aver manifestato soddisfazione per la vittoria di Andrzej Duda in Polonia e di vari altri atteggiamenti non graditi alla ex-segretaria comunale del PD ferrarese che, forse ancora “sconvolta” per il concerto di Skoll, si esprime con toni poco garbati e decisamente sopra le righe.
Secondo la Baraldi l’assessore leghista (con la “e” finale, come Dorota preferisce definirsi, seguendo l’esempio di numerose colleghe) avrebbe sulla coscienza “il recente diniego a farsi fotografare sulla panchina arcobaleno, così come la bocciatura dell’ordine del giorno a sostegno del dl Zan in Consiglio comunale”.
Ebbene, a questo punto anch’io mi dichiaro colpevole per non essermi seduto sulla panchina arcobaleno (lascio volentieri questo onore a Mons. Perego) e per essere intervenuto in Consiglio Comunale contro un disegno di legge (recante la firma dell’On. Alessandro Zan) che reputo pericoloso e illiberale.
Come forse la Baraldi non sa, o finge di non sapere, la Conferenza Episcopale Italiana (che non è certo un covo di reazionari o di salviniani) ha espresso pesanti dubbi e forti preoccupazioni per le possibili derive liberticide che conseguirebbero all’approvazione di un testo che ha suscitato gravi perplessità anche in numerose esponenti delle associazioni femministe e in quei radicali storici che, seguendo l’insegnamento di Marco Pannella, sono sempre stati contrari ai reati d’opinione.
La lotta contro ogni discriminazione è più che condivisibile, ma occorre fare attenzione agli strumenti legislativi che si vogliono utilizzare perché il rischio – come già si è verificato in alcuni paesi europei – è che venga compressa in maniera inaccettabile la libertà di espressione. In Francia,per fare un esempio, è stata ritenuta “omofoba” una maglietta che raffigurava un padre,una madre e due bambini. E’ accettabile che si arrivi a conseguenze di questo tipo?
Venendo alla Polonia, sfido la Baraldi a riportare affermazioni omofobe pronunciate dal presidente Duda. A meno che non si voglia ritenere omofoba la difesa della famiglia tradizionale. Al riguardo rammento che la famiglia è definita dalla Costituzione della Repubblica Italiana “società naturale fondata sul matrimonio”.
Per il resto vorrei che Ilaria Baraldi, prima di parlare di omo-bi-transfobia, ricordasse tutti gli atteggiamenti omofobici della sinistra (dall’URSS a Cuba fino al PCI che ebbe un vergognoso atteggiamento nei confronti di Pier Paolo Pasolini) e si impegnasse a combattere l’omofobia innanzi tutto dove gli omosessuali rischiano davvero la vita.
Al riguardo ricordo che secondo l’ILGA (International lesbian, gay, bisexual, trans and intersex association), l’Africa è il continente con più stati omofobi. Si va dai due anni di prigione che si rischiano in Algeria fino addirittura alla pena di morte prevista dagli ordinamenti della Mauritania, della Nigeria, della Somalia e del Sudan. In Asia poi ci sono almeno sette Paesi che puniscono con la morte gli omo-bi-transessuali: Afghanistan, Iran, Pakistan, Qatar, Arabia Saudita, Emirati arabi e Yemen (fonte ILGA).
Se la Baraldi vuole davvero combattere le discriminazioni sessuali, lasci perdere la Polonia, che fa parte a pieno titolo dell’Unione Europea ed ha governanti democraticamente eletti dopo libere elezioni. Si concentri su ciò che accade negli stati afro-asiatici (prevalentemente islamici) dove per la libertà sessuale si rischia la vita.
Certo, se parli male della Kusiak, di Duda…o di Mosso, non ti succede niente. Se invece cominci ad attaccare certi paesi (vedi il caso Asia Bibi) non sai mai quel che ti può capitare…
Ma nella vita, cara Ilaria, ci vuole anche un po’ di coraggio. E se ti muoverai contro i veri intolleranti (quelli che ti sbattono in galera o ti lapidano se sei “diverso”) ti assicuro che non mi siederò certamente sulla panchina che ami tanto, ma avrai tutto il mio appoggio per combattere in difesa della libertà e contro ogni discriminazione.
Alcide Mosso
Consigliere Lega per Salvini