Economia e Lavoro
8 Agosto 2020
Si attende solo la data di convocazione. Dai lavoratori in sciopero i sindacati ricevono mandato di proseguire la trattativa per scongiurare lo stop ed evitare ricadute occupazionali

Chiusura Celanese, chiesto il tavolo di crisi regionale

di Redazione | 2 min

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I sindacati preparano una lunga stagione ‘calda’ di lotta per scongiurare la chiusura dello stabilimento Celanese di via Marconi ed evitare ricadute occupazionali sui 67 dipendenti di Ferrara, scesi in sciopero nell’ultimo giorno prima del fermo estivo con contestuale assemblea alla presenza dei segretari territoriali e regionali di categoria (Filctem, Femca e Uiltec) e dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Ferrara.

Lavoratori che alle organizzazioni sindacali hanno dato un mandato chiaro: proseguire la trattativa con l’azienda, coinvolgendo anche le istituzioni locali e regionali, e arrivare al tavolo di crisi in Regione, per il quale è già stata avanzata richiesta (anche dalla stessa azienda) e si attende solo la comunicazione della data.

La speranza dei sindacati è che la fase di mobilitazione conseguente sia compatta con Forlì (dove Celanese sostiene di voler trasferire l’attività di via Marconi) e con il resto del petrolchimico ferrarese, dove Celanese ha un proprio impianto di produzione di materie prime che vengono poi lavorate nello stabilimento di via Marconi. Tant’è che lo stesso segretario generale della Cgil, Cristiano Zagatti, ha motivato la propria presenza in assemblea come “segnale di unificazione per un contesto da allargare all’interno di quel sito produttivo, a Forlì e al petrolchimico stesso”.

Il clima tra i lavoratori è di grande rabbia per una decisione che porterebbe di fatto a “ben 67 licenziamenti – spiega il segretario della Filctem Cgil, Fausto Chiarioni – anche se l’azienda sostiene che l’intenzione è di trasferire i dipendenti a Forlì, cosa che comporterebbe spostamenti giornalieri di 120 chilometri, praticamente impensabile”. Non solo, perché la decisione di spostare l’attività a Forlì, trasformandolo in un cenrto di eccellenza del settore, “non è supportato da alcun piano industriale, così come l’intenzione dichiarata da Celanese di investire 8 milioni sull’impianto di produzione del petrolchimico, che verrà fatto, dicono, solo quando il mercato ripartirà”. “Tutto molto fumoso, improvvisato – dice Chiarioni – senza contare che l’azienda ha violato un protocollo di relazioni sindacali firmato solo lo scorso anno, nel quale si prevedeva che prima di assumere decisioni simili si sarebbero convocati i rappresentanti dei lavoratori”.

Ora i sindacati, su mandato degli stessi lavoratori di Celanese, dovranno portare avanti una trattativa non certo semplice con l’obiettivo di trovare la soluzione migliore per evitare ricadute occupazionali e, soprattutto, scongiurare la chiusura dello stabilimento di via Marconi. “Fra le altre cose – conclude Chiarioni – temiamo che la decisione dell’azienda possa scatenare una reazione a catena coinvolgendo gli altri siti di Celanese per portarli alla dismissione. Noi non ci staremo”.

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