Attualità
2 Giugno 2020
Il discorso del prefetto di Ferrara Michele Campanaro per la festa del 2 giugno

L’orizzonte di un cammino comune

di Redazione | 9 min

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Care concittadini, cari concittadini,

oggi celebriamo il 2 giugno 1946, il compleanno della nostra Repubblica, giorno in cui le italiane e gli italiani scelsero la Repubblica come forma istituzionale della Nazione ed elessero l’Assemblea Costituente. Deve essere un’occasione per meditare, tutti insieme, sui valori fondanti della nostra Patria, libera e unita, e sugli ideali condivisi da tutto il nostro popolo.

L’Italia, uscita dagli anni della guerra, dei bombardamenti, delle distruzioni, dei sanguinosi conflitti, ritrovò una nuova unità: il voto del 2 giugno costituì il punto di approdo di un processo di transizione avviato con la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, concludendo un complesso periodo segnato dalle azioni di movimenti e partiti antifascisti e dall’avanzata degli alleati in un Paese diviso e devastato dalla guerra.

Esaurito il ventennio di dittatura fascista, la società italiana viveva l’esperienza di libere elezioni a suffragio universale maschile e femminile, con le donne al voto per la prima volta nella storia d’Italia, seppure in un Paese ancora profondamente diviso sulla questione istituzionale.

Gli italiani e le italiane, attraverso la scelta tra Repubblica e Monarchia e la libera elezione dei deputati dell’Assemblea Costituente, furono chiamati a cooperare alla fondazione di una idea di cittadinanza repubblicana che trovò nella stesura della Costituente una delle massime espressioni.

Fu questo il periodo in cui un anelito di libertà e progresso si andò diffondendo in Italia.

Cancellate le “leggi fascistissime”, che avevano soppresso le libertà fondamentali e generato la violenza delle leggi razziali, fino alla trasformazione dell’ordinamento giuridico del Regno d’Italia in uno stato autoritario, risorsero le organizzazioni politiche e sindacali, i giornali si moltiplicarono con la creazione di nuove testate, le associazioni culturali ripresero vita.

In quel 2 giugno 1946 l’affluenza al voto fu altissima, a testimonianza di una ritrovata passione civile e voglia di ricostruire il Paese superando le macerie e le sofferenze della guerra.

A poco più di un anno dalle giornate indimenticabili della Liberazione, l’esperienza esaltante delle prime elezioni libere fece scoprire a tutti gli italiani il gusto della libertà, consacrò l’unità nazionale, guidò nella scelta della Repubblica.

In un breve periodo di tempo, superando divisioni politiche e ideologiche, gli eletti dal popolo in Assemblea Costituente diedero vita alla Costituzione Repubblicana. La lotta contr l’occupazione nazista e la dittatura fascista fu anche la lotta per dar vita a una nuova identità nazionale, fondata su diritti e doveri eguali per tutti.

Le energie positive che seppero sprigionarsi in quel momento portarono alla rinascita il popolo italiano che riprese in mano il proprio destino. La ricostruzione cambiò il volto del nostro Paese e lo rese moderno, più giusto, capace di conquistare rispetto e considerazione nel contesto internazionale e di dotarsi di anticorpi contro il rigenerarsi di quei germi di odio e follia nazifascista.

Grazie alla sua straordinaria classe dirigente (da Alcide De Gasperi a Palmiro Togliatti, da Pietro Nenni a Luigi Einaudi, Piero Calamandrei, Benedetto Croce, Arturo Carlo Jemolo, Leo Valiani, Carlo Sforza) culturalmente adeguata e al contempo consapevole delle proprie pesantissime responsabilità, la nostra Repubblica ebbe le basi più solide su cui avviare la ricostruzione del Paese, facendo dell’Italia uno Stato moderno e industrializzato, protagonista della nascente Europa unita.

Oggi mi piace pensare che celebriamo anche l’anniversario della morte del “primo dei patrioti italiani”, Giuseppe Garibaldi, avvenuta il 2 giugno 1882.

La trama stessa della nostra Repubblica è cucita con un filo che lega indissolubilmente Risorgimento, Resistenza e Liberazione, tappe fondamentali della straordinaria e sofferta evoluzione storica, politica e culturale del nostro Paese.

È grazie al genio visionario politico e culturale, unito al coraggio eroico e folle, di Mazzini e Garibaldi, ispirati dal sogno di un’Italia libera e unita, che il 3 luglio 1849 fu promulgata la Costituzione della Repubblica Romana. Anche solo poche ore prima che Roma cadesse in mano francese, con la restaurazione dello Stato Pontificio, l’Assemblea Costituente volle ugualmente portare a termine quel lavoro per cui tanti italiani – tra cui il giovanissimo Goffredo Mameli – avevano dato la propria vita.

La nostra Carta Costituente viene da lontano, da quella Costituzione risorgimentale durata un solo giorno: un documento laico, democratico, modernissimo che parlava, per la prima volta, di giustizia sociale, di libertà, di uguaglianza tra tutti i cittadini, a prescindere dalla loro provenienza sociale e dal loro credo religioso. Meuccio Ruini, Presidente della “Commissione 75” cui spettò la stesura della Carta Costituzionale, poi Presidente del Senato, in una intervista rilasciata nei giorni della Costituente, definì la Costituzione romana una “luminosa eccezione” alla quale i costituenti si sono voluti idealmente ricongiungere.

L’Assemblea mazziniana avrebbe dovuto essere il compimento del Primo Risorgimento, ma la meglio gioventù d’Italia, pur senza arrendersi, fu sconfitta con il sangue dai francesi e l’Assemblea Costituente eletta nel giugno 1946, simbolo della Resistenza contro l’oppressione nazifascista, ne ereditò il suo lascito di valori e ideali.

La nostra Costituzione è frutto di un incontro del diritto con la storia: non a caso, Sandro Pertini, allora Presidente della Camera dei Deputati, affermò a Milano il 25 aprile 1968 che la Costituente era stata “un secondo Risorgimento i cui protagonisti furono le masse popolari”.

L’Italia ha dimostrato di riuscire a superare ostacoli che sembravano insormontabili con tenacia, spirito di sacrificio e senso di appartenenza alla comunità nazionale.

Con lo stesso spirito di sacrificio, fiducioso e determinato, Ferrara con tutta la sua provincia ha affrontato al difficile ricostruzione del dopoguerra e affronta oggi le sfide e i molteplici problemi di questo millennio, cogliendo le nuove opportunità offerte dall’epoca della “globalizzazione”.

La comunità ferrarese, che ho l’onore di rappresentare, ha saputo coniugare sviluppo civile, economico e culturale con l’attiva partecipazione e lo spirito di collaborazione non soltanto delle autorità locali, ai diversi livelli di responsabilità, ma di tutte le espressioni della “società civile”, coinvolgendo e mobilitando grandi energie e risorse. Per i cittadini ferraresi il senso della convivenza solidale e l’etica delle responsabilità sono da sempre valori imprescindibili.

La bellezza e la straordinarietà di questa terra non sono solo date dal suo grande patrimonio monumentale e naturale, dagli splendidi palazzi rinascimentali o dai paesaggi ancora in buona parte intatti del Delta. Vi è una ricca identità, culturale e morale, all’interno di un più largo quadro equilibrato di crescita sociale ed economica.

Questo straordinario sforzo di solidarietà e unità, insieme ad un grande senso di responsabilità dei cittadini, è la risorsa più importante su cui può contare uno Stato democratico in frangenti difficili come quello che stiamo vivendo.

In questo momento, sentirsi nazione unita e solidale, sentirsi italiani, significa riconoscere come problemi di tutti noi quelli che hanno afflitto le famiglie duramente colpite nei loro affetti da una malattia che ha spezzato tante vite, significa affrontare e superare insieme la precarietà e l’incertezza dei mesi che verranno.

In questa giornata così densa di significati, ai familiari delle vittime della pandemia va il mio commosso sentimento di cordoglio e vicinanza, così come esprimo ogni riconoscenza a tutti coloro che, in questo drammatico periodo, si sono trovati in prima linea per combattere un nemico invisibile. Tante italiane e tanti italiani hanno manifestato uno spirito che onora la Repubblica e rafforza la solidarietà della nostra convivenza, nel segno della continuità dei valori che hanno reso straordinario il nostro Paese.

Condivido pienamente quanto espresso dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Dobbiamo ora dedicarci al recupero di una piena sicurezza per la salute e a una azione di rilancio e di rinnovata capacità di progettazione economica e sociale. A questa impresa siamo chiamati tutti, istituzioni e cittadini, forze politiche, forze sociali ed economiche, professionisti, intellettuali, operatori di ogni settore”.

È nostro preciso dovere tenere alta l’attenzione nei confronti del rischio che le mafie si possano infiltrare in questa delicatissima fase di ricostruzione, è necessario un impegno congiunto di tutte le istituzioni per creare e alimentare una rete di sicurezza intorno ai soggetti più deboli.

Nessuno deve essere lasciato solo, deve esserci massima cura verso tutte le periferie, quelle reali e quelle ideali. Il mondo intero è alle porte di una crisi difficile. L’Italia deve, da Nord a Sud, sottoscrivere un nuovo patto di solidarietà e convivenza civile.

È necessario investire e sostenere la ricerca scientifica e tecnologica, tutelando il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione, come previsto dall’articolo 9 della nostra Costituzione.

Al contempo, dobbiamo puntellare e sostenere la produttività del nostro sistema economico e, soprattutto, educare e formare alla unità e solidarietà i giovani. Nel solco della tradizione dei valori repubblicani e costituzionali di eguaglianza sociale e libertà, per ripartire insieme e non lasciare nessuno indietro, dobbiamo siglare un nuovo èatto tra generazioni.

La pandemia può accrescere drammaticamente le disuguaglianze. Per questo è necessario costruire, riscoprendo lo spirito e l’entusiasmo che unirono gli italiani iin quel 2 giugno di 74 anni fa, un’azione coesa e leale tra istituzioni, cittadini, tessuto imprenditoriale, mondo del lavoro, società civile, che dia una lettura attuale al principio di uguaglianza sostanziale espresso dall’articolo 3 della Costituzione. Vi è, infatti, un legame indissolubile tra democrazia e uguaglianza, tra libertà e giustizia sociale, tra ripresa economica e dignità del lavoro.

In occasione della festa della nostra Repubblica ricordiamo che è la Costituzione che ha consentito la rinascita morale e materiale della nostra Patria, le grandi trasformazioni istituzionali e sociali, la creazione di un sistema di equilibri tra i poteri, che garantisce la libertà di tutti.

È importante ricordare che nella nostra Costituzione, a fianco con i fondamentali diritti di libertà, eguaglianza e solidarietà, trovan spazio i doveri dei cittadini. I nostri costituenti hanno avuto la lungimirante preoccupazione di evitare una lettura dei diritti in chiave individuale o, per meglio dire, individualistica. Erano consapevoli di essere impegnati a costruire una comunità nazionale e l’idea che svilupparono con forza e convinzione è che nessuno è mai da solo, ma è sempre inserito in un insieme di relazioni, bilanciate e organizzate da un insieme di diritti e doveri.

Vorrei ricordare le belle parole di Umberto Terracini, Presidente dell’Assemblea Costituente, un lascito per le future generazioni: “L’Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un atto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa lo affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore”.

Care concittadine cari concittadini, vi invito a raccogliere questo lascito generazionale, questo disegno tratteggiato che, come una parabola, ricongiunga le origini della Repubblica con il suo sviluppo successivo, proprio quando molte certezze sono entrate in crisi. Se si perde di vista l’orizzonte di un cammino comune tutto diventa più difficile, al limite incomprensibile, casualmente segnato dalle pulsioni del momento.

La Carta Costituzionale e i valori fondanti della nostra Repubblica possono essere la bussola per orientarci in questo difficile momento della nostra storia.

Viva la Repubblica, viva la Costituzione, viva l’Italia.

Michele Campanaro, prefetto di Ferrara

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