Economia e Lavoro
25 Maggio 2020
Il titolare Giuseppe Russo: “Il lockdown mi ha fatto capire che avere ritmi umani fa bene a corpo e mente e sono diventato meno tollerante ai ragazzi che esagerano”

Tra Covid-19 e movida, chiude la cornetteria di piazza Verdi

di Redazione | 3 min

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di Cecilia Gallotta

Il cartello non c’è, ma la saracinesca rimarrà chiusa. E quando si alzerà, non sarà più ‘Semplisce’. Giuseppe Russo, titolare dello storico locale che la maggior parte dei ferraresi conosce ancora come ‘Los Cornetteros’, al civico 99 di via Carlo Mayr, ha deciso di cambiare aria. E probabilmente, anche attività.

Come mai? La causa è da attribuire alla crisi post Covid-19?
In realtà no. La decisione era già nell’aria da prima: fin dalla scorsa estate avevo pensato di cambiare gli orari di apertura e di osservare quelli della ristorazione classica, quindi più diurni che notturni. Anche se c’è l’inspiegabile fenomeno del cornetto serale, che prima di mezzanotte sembra non scatti [sorride]. La clientela insomma, era quella serale. A febbraio poi avevo già trovato una persona che sarebbe subentrato a me, quindi la decisione ormai l’avevo presa, ma poi si è fermato tutto. Il lockdown mi ha fatto semplicemente capire che avere ritmi umani e andare a dormire a un’ora decente, fa bene a corpo e mente, e ormai accuso un bel po’ di anni alle spalle di vita notturna…

A proposito di vita notturna, quanto ha influito la tanto discussa movida dell’ultimo anno a questa parte?
Io non ho mai condannato la movida, sia chiaro. È ovvio che ormai con l’avanzare degli anni diventa sempre più difficile per me convivere e interagire con le dinamiche che si vengono a creare coi ragazzi che frequentano la piazza. Diciamo che adesso se esagerano sono molto meno tollerante. Non voglio fare un discorso etico, ma mi piacerebbe che subentrasse un’attività che non fomentasse il casino: magari non venderà cornetti, ma il punto è che i ragazzi non dobbiamo per forza distruggerli per farli divertire.

Ci sono già notizie per il futuro del locale?
No. Sono alla ricerca di proposte, di qualsiasi genere, che sia il subentro della gestione, un affitto d’azienda o altro. La posizione fa gola…

Da quanti anni era aperto? Le mancherà?
Qui a Ferrara ho aperto nel 2007, ormai 13 anni compiuti. Prima avevo altre attività a Sassari e in Puglia. Non rinnego la vita di sacrifici che ho fatto, assolutamente, ma ormai ho accumulato tanti anni di ritmi così. La cosa che mi mancherà davvero tanto è il rapporto che si è creato con Michele Mazzanti, il proprietario del Messisbugo: ne abbiamo viste delle belle, dal parcheggio in piazza Verdi, alle polemiche con Modonesi, al terremoto, alla crisi finanziaria, alla movida… Più che colleghi, è quasi come se avessimo una società; o come se stessimo sulla stessa barca, e uno dorme e l’altro guida.

E adesso, ha progetti in cantiere?
Adesso, tra la situazione post-Covid e l’arrivo dell’estate che normalmente svuota Ferrara, ho più tempo da dedicare alla vendita del locale e ai corsi di formazione. Poi mi metterò alla ricerca di cosa c’è sul mercato, e all’orizzonte…

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