L’organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo dei comuni si chiama Consiglio Comunale. E Consiglieri i suoi componenti.
L’aulico contesto dovrebbe conferire d’ufficio solennità al ruolo di consigliere, perché «consiglio» deriva dal latino consĭlium, con la stessa radice di consulĕre «consultare». Purtroppo l’organo è elettivo alla solita maniera, e come si attribuisce il titolo di «onorevole» ad ogni farabutto capace di raccogliere abbastanza voti, anche il titolo di «consigliere comunale» è un ossimoro obbligato, venendo da un esito elettorale selettivamente non-culturale. E selettivo da manicomio per giunta: senza accertare se i votanti sanno per chi votano, né se i candidati sappiano informarsi sull’infinità di argomenti su cui saranno consultati.
Così è inevitabile che in certi casi la faccenda equivalga a mettere la cravatta al maiale, mandando a ramengo solennità e contesto aulico in maggioranze consiliari piene zeppe di yes men.
E’ stato perciò un inconsueto piacere leggere di tre consiglieri leghisti (Francesca Savini, Catia Pignatti, Luca Caprini) dichiaratisi contrari alla edificazione di trenta alloggi entro l’ex MOF. Incredibile ma vero, hanno pure ragionevolmente motivato il dissenso con dati presi dalla realtà. Mancavano nell’articolo letto accenni al declino demografico di Ferrara e ai relativi scheletri di alloggi presenti in città da più di vent’anni, ma non significa che i tre Consiglieri non ne abbiano parlato.
Spero non manchi loro il coraggio di continuare nell’insolito anticonformismo. Almeno fino a quando l’arrivo di pistole comunali cal. 9 parabellum non consentirà ai falchi consiliari di sventolarne qualcuna davanti ai dissidenti.
Paolo Giardini