Attualità
13 Maggio 2020
Reparti Covid rimangono a Cona e al Delta, il progetto non piace a diversi sindaci in Ctss. Vagnini: "Difficoltà causate dalla riduzione di personale e investimenti". Fabbri ai sindacati: "Basta polemica politica"

Fase due della sanità, discussione sul piano ferrarese

di Redazione | 4 min

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Era la vigilia di Natale dello scorso anno. Per le feste si ritrovano assieme, con le rispettive famiglie, due fratelli tra i quali, per questioni legate all'eredità paterna, negli ultimi tempi non corre buon sangue. Il più giovane dei due, classe 1976, abita nella casa di Pieve di Cento ereditata come proprietà indivisa

Cona rimarrà un ospedale promiscuo, cioè tratterà sia i pazienti Covid che quelli ‘ordinari’ insieme a quello del Delta, secondo ospedale del territorio che prenderà in carico i pazienti infetti ma che trasferirà a Ferrara quelli più gravi. Gli ospedali di Argenta e Cento, invece, riprendono l’attività ordinaria e le prestazioni programmate. Per la fase 2, poi, i posti letto saranno variabili – comunque in via precauzionale – tra i 121 e i 173 per i pazienti affetti dalle forme più gravi di coronavirus.

È questo, in estrema sintesi, il piano della sanità ferrarese discusso martedì mattina nella conferenza territoriale socio-sanitaria, basato sulle stime della Regione che permetteranno la ripresa della normalità in ambito sanitario e una rapida attivazione della risposta nel caso di una nuova prevalenza della pandemia, ovvero la famigerata ‘seconda ondata’.

“Siamo in una fase di riduzione dei casi a livello nazionale, e anche per la nostra realtà abbiamo due osservazioni: il tasso di ricovero è in diminuzione e abbiamo una diminuzione della proporzione dei ricoveri nelle terapie intensive – spiega il direttore generale del Sant’Anna Tiziano Carradori -. A livello provinciale abbiamo anche una diminuzione del 50% dall’inizio dell’epidemia. Al 9 maggio abbiamo qualcosa come 937 cittadini positivi, 493 casi qualificati come chiusi, 132 deceduti. Siamo una delle province dove la proporzione degli attualmente positivi è maggiore, ma il calo dei nuovi casi è allineato a quello regionale a parte che per alcuni scostamenti dovuti ad alcuni focolai osservati nelle ultime settimane”.

“Il quadro generale rimane positivo rispetto alla media regionale sia in termini di casi per 1000 abitanti che di letalità” sottolinea Carradori che evidenzia comunque la prevalenza di alcuni comuni – Copparo, Codigoro, Tresignana e Argenta – rispetto al resto della provincia, e che sui 932 positivi poco meno della metà ha ricevuto un ricovero ospedaliero. Esistono, infine, alcuni picchi nei dati osservati sulla riproduzione del virus, ma questi sono “correlati a focolai degli ultimi giorni, e l’andamento positivo della nostra provincia non è comunque inficiato da alcuni casi”.

Sui tamponi, infine, il Sant’Anna, avrà tre livelli di priorità per l’esecuzione dei test che da metà giugno dovrebbero attestarsi sui 300 al giorno, mentre la scarsità dei tamponi di questi giorni è dovuta alla rottura di un macchinario in fase di riparazione.

“L’epidemia non è ancora finita, il Covid è ancora circolante“, ammonisce poi Claudio Vagnini, dg di Ausl, ma “a distanza di due mesi abbondanti dall’inizio di questa situazione abbiamo un quadro più tranquillo e un’incidenza della malattia che si è abbassata notevolmente. Abbiamo condiviso che le strutture ospedaliere del nostro territorio avessero la possibilità di riprendere un’attività normale, con il punto fermo che gli ospedali di Cento e Argenta sono Covid-free e rimarranno tali. Progressivamente andremo verso la situazione iniziale, svuotiamo alcuni reparti e riprendiamo i cantieri, ma è evidente che finché avremo pazienti Covid una stecca della medicina andrà dedicata a loro”.

“Nessuno –  aggiunge – era preparato in modo netto a una pandemia. È evidente che quello che è successo aveva una base culturale in primis ma anche di forze economiche e quant’altro. Le difficoltà che abbiamo avuto in questi anni sono state anche causate dalla riduzione progressiva del personale e degli investimenti. Non facciamo finta che queste cose non siano successe. Speriamo che queste esperienze ci permettano in futuro di pensare a un sistema sanitario pubblico rafforzato”.

Il piano non è piaciuto però a diversi sindaci del territorio, specialmente quelli del quadrante est della provincia. Lamentano, a causa del prolungato utilizzo in funzione Covid dell’ospedale del Delta, un’iniquità verso i loro cittadini nell’accesso alle cure nel loro polo di riferimento, dicono di essere preoccupati per il futuro, ricordano la più alta incidenza di anziani nei loro territori, contestano la mancata realizzazione di un progetto per la stagione estiva, l’eliminazione di Comacchio dall’equazione sanitaria.

Cristiano Zagatti della Cgil, che insieme agli altri sindacalisti era stato in avvio di conferenza ‘pizzicato’ dal sindaco di Ferrara Alan Fabbri che invitava a “un approccio meno politico e meno partitico perché in questi momenti non c’è bisogno di fare polemica” che poi si è comunque sviluppata nel confronto, arriva addirittura a notare come nei fatti in caso di voto il piano stesso sarebbe già bocciato.

Sono ragionamenti però che fanno sbottare Carradori, che prende la parola e alza la voce: “Il 34% delle persone sono morte fuori dagli ospedali, non sono questi il problema. Non è questo il luogo della discussione degli ospedali: questa conferenza sa perfettamente che più di una volta abbiamo fatto presente l’insufficienza dotazione dei posti letto in questa provincia. Trovo inaccettabile e offensivo fare in modo tale che il problema sia dell’ospedale di Cona per evitare i Covid positivi. Il 65% dei ricoverati è stato trattato qui. Io i Covid positivi li raccoglierei tutti. A voi l’imperativo di rispondere su come trovo 150 posti letto mentre aumentano i pazienti oncologici. Voi pensate il problema sia Covid-free o positivi? Il problema è assistere le persone. Questi sono gli elementi, nei numeri per quanto brutali c’è scritto con un’evidenza importante. Se abbiamo bisogno di qualcosa è potenziare l’assistenza primaria, le cure primarie. Invece continuiamo a pensare che la lotta a un’epidemia si faccia aumentando i letti di terapia intensiva”.

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