Attualità
29 Aprile 2020
Sofia Straudi e Susanna Lavezzi spiegano come è stata riorganizzata l'attività. Creato un team specifico di professionisti per i pazienti usciti dalla malattia

L’emergenza Covid-19 non ha fermato il Centro Riabilitazione San Giorgio

di Redazione | 3 min

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Susanna Lavezzi e Sofia Straudi

Anche il Centro Riabilitazione San Giorgio presso l’ospedale di Cona ha dovuto riorganizzarsi durante la pandemia da Coronavirus e affrontare difficoltà e criticità nelle sue degenze e nelle altre attività.

A illustrare la situazione sono Sofia Straudi, direttore Unità Operativa di Medicina Riabilitativa, e  Susanna Lavezzi, direttore Unità Operativa Gravi Cerebrolesioni.

La riabilitazione legata alle urgenze, ovvero la riabilitazione intensiva, non si è fermata. Dopo le difficoltà dei primi giorni di marzo, con la sospensione delle attività di day-hospital e degli ambulatori presso l’ospedale di Cona dedicati a persone con gravi patologie (fino ad ora sono stati sospesi appuntamenti per oltre 200 visite ambulatoriali e valutazioni e trattamenti per circa 120 pazienti), si è poi optato di operare in sicurezza con una separazione dei flussi, mantenendo l’attività ambulatoriale rivolta alle urgenze e i relativi trattamenti presso la Cittadella S. Rocco, dove è distaccato il Modulo di Attività Ambulatoriale, con medici e fisioterapisti dedicati. “E’ stata garantita – spiega Sofia Straudi – la presa in carico riabilitativa per l’utenza esterna affetta da patologie ortopedico-traumatologiche urgenti, sono state mantenute le prestazioni per i pazienti afferenti ai percorsi terapeutico-assistenziali (Pdta) oncologici (mammella e polmone) e anche l’attività ambulatoriale per la prescrizione e fornitura di ausili ed ortesi. Tutto questo naturalmente adottando attente misure di disinfezione, l’utilizzo appropriato dei dispositivi di protezione, la regolamentazione dei flussi, e il distanziamento necessario per la sicurezza di operatori e pazienti”.

La sfida è stata proprio quella di mantenere l’assistenza per i pazienti degenti garantendo in condizioni di distanziamento sociale, tenendo conto che per la riabilitazione il contatto diretto con i pazienti è fondamentale, così come il coinvolgimento dei familiari.

“Per mantenere i contatti con i pazienti esterni – aggiunge Straudi – abbiamo organizzato sedute a distanza con tecniche di riabilitazione, questo in un terzo dei casi. in reparto invece l’attività prosegue normalmente senza problemi di accesso, pur avendo ridotto gli accessi dei familiari. Le degenze di riabilitazione intensiva non sono state trasformate o ridimensionate con l’emergenza Covid, mentre abbiamo creato un pool di professionisti che vanno nei reparti Covid per la valutazione dei pazienti che possono avere necessità di trattamenti e percorsi riabilitativi”. In quest’ambito, va detto che si stanno ricoverando pazienti guariti dal Covid (cioé dopo due tamponi successivi negativi), in quanto “quelli più gravi, in particolare chi è stato in terapia intensiva, possono avere problemi motori o aver bisogno di riabilitazione respiratoria-polmonare. Al momento stiamo trattando pazienti che si sono ammalati a marzo”.

I reparti di riabilitazione hanno comunque subìto una riorganizzazione degli spazi con rimodulazione delle attività di palestra, rispettando le regole di prevenzione del contagio e trattamenti di disifezione periodici, “e questo – commenta Susanna Lavezzi – ha permesso di mantenere i reparti liberi da Covid, un risultato importante visto che si trattano pazienti in condizioni di particolare fragilità”.

In futuro si prevede che aumenterà il numero di persone con necessità di riabilitazione e già in questi giorni al San Giorgio si sta lavorando per preparare una riapertura graduale delle attività ora bloccate non appena sarà consentito, stilando una road map per poter garantire l’accesso dei pazienti regolamentato, sicuro, attraverso l’utilizzo diversificato degli spazi, controlli clinici all’ingresso, predisposizione di postazioni di pulizia, regolamentazione degli accessi negli orari e giorni della settimana. “In questo modo – affermano Straudi e Lavezzi – contiamo di poter accogliere nuovamente tutti i pazienti che devono rientrare, nell’arco di alcune settimane, e di riprendere l’attività completamente, con il minor disagio per l’utenza e le famiglie. Una cosa è certa: nessuno sarà lasciato a casa. L’emergenza attuale ha posto di fronte a tante difficoltà ma è comunque un’opportunità per trovare soluzioni nuove anche per la riabilitazione. Certamente è una grande sfida”.

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