Attualità
22 Aprile 2020
Accessi più che dimezzati a Cona. L'appello di Roberto Ferrari (direttore dell’Unità Operativa): “Andare in ospedale è fondamentale per limitare conseguenze anche drammatiche"

Effetto Coronavirus, per paura del contagio in ospedale si consumano infarti in casa

di Redazione | 3 min

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Il primario di Cardiologia dell’ospedale di Cona, Roberto Ferrari

Fare un infarto a casa per il timore di un contagio da Coronavirus in ospedale. Sembra paradossale, eppure è uno dei tanti effetti negativi di questa emergenza sanitaria e della conseguente paura diffusa tra la popolazione. Una paura infondata che, nel caso di insorgenza dei sintomi di un infarto senza chiamare il 118, può portare a effetti ben peggiori di quelli temuti.

Per questo motivo proprio dall’ospedale di Cona viene lanciato un accorato appello alla popolazione ad assumere comportamenti adeguati: “Andare in ospedale – afferma il professor Roberto Ferrari, primario della Cardiologia dell’Ospedale di Cona – è fondamentale per limitare le conseguenze (a volte anche drammatiche) di un infarto consumato a casa. E’ importante capire che non c’è rischio di essere infettati in ospedale, in quanto abbiamo un triage efficente e percorsi separati, senza contare che in caso di infarto non si passa proprio per il Pronto Soccorso, ma si viene spediti direttamente in Emodinamica dove con un’angioplastica primaria ne salviamo tantissimi”.

Un messaggio lanciato di fronte a dati preoccupanti: da un’analisi degli accessi, presso l’Ospedale di Cona, per infarti del miocardio di febbraio e marzo 2019 (164) e quelli degli stessi mesi del 2020 (76), si evince che si sono presentati ben 88 pazienti in meno, pari al 54%. L’epidemia non ha certo ridotto gli infarti, anzi “ansia e stress – come spiega Ferrari – potrebbero addirittura aumentarne l’incidenza”, quindi le ragioni di questo preoccupante calo di accessi deriverebbe da una parte dal successo dei primi messaggi all’inizio dell’epidemia di non recaresi in pronto soccorso, dall’altra da una vera e propria paura di infettarsi che frena la volontà di recarsi in ospedale o di chiamare l’ambulanza.

“Questo è un male – aggiunge ancora Ferrari – non solo perché possono aumentare le morti in casa, ma incrementare le complicanze dell’infarto, come la rottura del setto, che divide il cuore in due metà distinte. Di questo tipo di complicanze, ad esempio, se ne hanno due all’anno, mentre in questo periodo ne abbiamo avute due al mese”.

Per il bene dei pazienti è dunque meglio sapere che – come spiegato dal responsabile di Emodinamica a Cona Gianluca Campo – “nel caso si accusi il classico dolore toracico, che può essere accompagnato da sudorazione, ansia, battito accelerato e insufficienza respiratoria, la raccomandazione è quella di chiamare subito il 118 che invierà un’ambulanza, dove verrà fatto un elettrocardiogramma e, nel caso si debba intervenire, provvederà al trasporto in ospedale direttamente in Emodinamica”.

“È bene precisare – conclude poi il professor Ferrari – che quello che si sta verificando nel nostro ospedale non è una peculiarità ferrarese. Al contrario è un fenomeno mondiale: negli Usa il calo è stato del 38%, in Spagna del 45%, in Inghilterra del 47% e così via. Come Società Europea di Cardiologia abbiamo addirittura scritto ai Ministri di ogni Paese membro per questo preoccupante problema. Sempre a Ferrara, con il professor Gianluca Campo, a breve verrà pubblicato su una prestigiosa rivista internazionale che in Piemonte e in Emilia Romagna il calo è stato del in media del 35% con punte fino al 60 % in alcuni centri. Quanto sta succedendo è dunque molto pericoloso e si somma alle problematiche legate al Coronavirus”.

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