Attualità
11 Aprile 2020
La conferma da un documento del World Health Organization. La posizione di Amcli e del direttore generale dell'Azienda Ospedaliera Tiziano Carradori

Covid-19, test sierologici non affidabili: l’iniziativa dell’Amministrazione rischia l’inefficacia

di Redazione | 2 min

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I test sierologici non sono raccomandati per l’individuazione dei casi di positività al Covid-19. Lo conferma un documento del World Health Organization (Who) che ha diffuso, lo scorso 22 marzo, l’interim guidance “Laboratory testing strategy recommendations for Covid-19”.

Questo documento compendia lo stato dell’arte valido, a quella data, in tema di strategie diagnostiche e conferma che la diagnostica molecolare è l’unico metodo, al momento, raccomandato per l’identificazione dei casi infettivi. Come fa notare l’Amcli (Associazione Microbiologi Clinici Italiani), il documento “conferma inoltre che i test sierologici (per la rilevazione anticorpale o antigenica) saranno destinati a rivestire un ruolo importante nella ricerca e nella sorveglianza ma che non sono, ad oggi, affatto raccomandati per l’individuazione dei casi”.

Rischia perciò di risultare non efficace l’iniziativa del Comune di Ferrara di sottoporre a screening volontario gli operatori a contatto con il pubblico, annunciando l’acquisto di 350 test sierologici per uno screening sui dipendenti comunali e delle aziende partecipate.

Lo stesso direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Anna, Tiziano Carradori, mette in guardia: “I test – dice infatti Carradori – non sostituiscono la clinica. I test indiretti (di screening o sierologici, che cercano gli anticorpi), hanno un’affidabilità variabile e ancora da validare. Per questo sono usati ancora nell’ambito di protocolli di ricerca epidemiologica. Come quello in atto nelle strutture del Sistema Sanitario Regionale”.

l’Amcli precisa inoltre che “alcuni dati preliminari indicano che la comparsa degli anticorpi (IgM, IgG ed IgA) si sviluppa dopo diversi giorni dall’infezione (7-14, mediamente 10, tanto che sembrerebbe che solo il 20% dei soggetti malati presenti anticorpi dopo 4 giorni), che la positività non è rilevabile in tutti i pazienti ricoverati e che i dati (ancora pochi) nei pazienti clinicamente guariti non sono interpretabili”, aggiungendo poi che “d’altra parte, non sono neppure note le performance analitiche dei singoli kit diagnostici disponibili in commercio, la cui variabilità è verosimilmente estesa e comunque, certamente, da valutare”.

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