Politica
6 Aprile 2020
Intervengono anche Francesca Battista della Cgil e Angela Alvisi di Ferrara Coraggiosa sulla decisione della giunta di Ferrara

Buoni spesa discriminatori. “Fabbri offende l’intelligenza delle persone”

di Redazione | 3 min

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Provare a far credere che tutti i cittadini stranieri siano per definizione in carico al servizio sociale o godano di sussidi è un’offesa all’intelligenza delle persone”. Interviene ancora la Cgil, questa volta per bocca di Francesca Battista, della segreteria della Camera del Lavoro, in merito alla decisione della giunta leghista di Ferrara di far prevalere il requisito della nazionalità delle persone piuttosto che quello del bisogno per l’assegnazione dei buoni spesa finanziati dal governo.

A parte il fatto che anche chi è già in carico può subire gli effetti del Covid e necessitare di maggior sostegno – fa notare Battista -, italiano o straniero che sia, esistono migliaia di cittadini stranieri in questo comune sconosciuti ai servizi sociali che possono aver perso o sospeso il lavoro o la propria attività commerciale a causa dell’emergenza sanitaria e che sono discriminati dalla delibera del Comune perché in possesso di “normali” permessi per motivi di lavoro o di altra natura”.
L’esponente della Cgil ricorda quindi che “gli aiuti alimentari non devono basarsi su titolo di soggiorno o residenza, tutto il resto è discriminazione contraria alle leggi”.

Sulla stessa linea d’onda Angela Alvisi di Ferrara Coraggiosa, per la quale “le giustificazioni addotte dal sindaco Fabbri per motivare la decisione di assegnare i ‘buoni spesa governativi’ stilando una graduatoria che non valuta – eventualmente graduandolo – il bisogno di sostegno economico delle persone che ne fanno richiesta ma che invece si basa sul possesso della cittadinanza italiana o (in subordine) di uno Stato europeo o (in subordine) di uno Stato non europeo e per questo con permesso di soggiorno di lungo periodo, ecc., sono quello che a Ferrara viene chiamato “tacon” per cui la lacerazione diviene ancor più visibile”. 

Secondo Fabbri, infatti, l’esclusione sarebbe dovuta al fatto che gli stranieri che non possiedono il titolo da lui richiesto, fruirebbero già di altri sostegni sociali. ”Ma quali sono gli altri benefici di cui fruirebbero le persone extra Ue con permesso di lungo periodo o con altre tipologia di permesso?” fa presente Alvisi, che ricorda al sindaco che “prima di tutto è bene si sappia che oggi le persone che necessitano di sostegno sociale, non vi accedono in base al possesso o meno di uno specifico titolo di soggiorno ed infatti qualche forma di sostegno viene data anche ai senza fissa dimora. Poi, cosa vuol dire nella pratica essere presi in carico dai servizi sociali? avere un paio di bollette pagate, avere un momentaneo sostegno per il pagamento dell’affitto specie nel caso di nuclei familiari con bambini, avere il sostegno per l’acquisto dei libri scolastici”. 

Alvisi, che è stata presidente dell’Asp e quindi si è occupata fino a pochi mesi fa di servizi sociali, spiega a Fabbri che “si tratta di sostegni che vengono dati anche a persone con cittadinanza italiana senza che ciò possa o debba comportare l’esclusione dall’accesso ai buoni spesa governativi”.

“Risulta quindi evidente – conclude – che la finalità e la natura dei criteri assunti da questa giunta per l’assegnazione dei buoni spesa non attengono all’essere equi (cioè evitare che alcuni abbiano troppo e altri nulla) bensì a discriminare mantenendo ben saldo il crisma della nazionalità”.

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