Giorgio e Ugo Ferroni
A 38 anni dall’omicidio del marito, una vedova ferrarese è riuscita a ottenere il risarcimento grazie all’applicazione di una direttiva europea invocata in giudizio dallo studio legale Ferroni che la ha assistita.
Il fatto risale al 1982, quando a Bari un tentativo di rapina sfociò in omicidio doloso: la vittima fu un trasportatore ferrarese, sposato, con due figli all’epoca minorenni. Gli imputati vennero riconosciuti responsabili di vari reati, tra cui il concorso in omicidio volontario e condannati al risarcimento del danno a favore delle parti civili, ovvero la moglie della vittima. Risarcimento mai avvenuto poiché i condannati erano privi di qualsiasi garanzia patrimoniale, oltre che in stato di reclusione, pertanto qualsiasi azione volta al ristoro patrimoniale, al tempo, sarebbe risultata vana, oltre che dispendiosa.
Nel 2004, però, la direttiva europea 29, impone agli Stati membri di apprestare una tutela rimediale, di tipo indennitario, a beneficio delle vittime di reati violenti e intenzionali quando siano impossibilitate a ottenere il risarcimento del danno. Lo Stato italiano, nel 2007, si attiva tardivamente e in maniera parziale, prevedendo un indennizzo solamente per i reati “violenti” commessi in Stati diversi rispetto a quello della vittima. Proprio a causa di ciò, nel 2016 l’Italia viene condannata per inadempimento dalla Corte di Giustizia Ue. Il legislatore italiano si riattiva con la legge n. 122 del 7 luglio 2016, ma, anche in questo caso, l’intervento è incompleto rispetto alla normativa comunitaria.
La svolta arriva durante il processo seguito dagli avvocati Ugo e Giorgio Ferroni (padre e figlio): a marzo di quest’anno il Tribunale di Roma riconosce a favore della vedova e dei figli del trasportatore ferrarese il diritto al risarcimento del danno a carico della Presidenza del Consiglio dei Ministri per inadempimento dello Stato italiano nell’adozione della direttiva europea n. 29 del 2004 e, di conseguenza, riconosce come lo stesso Stato italiano non abbia predisposto misure adeguate per le vittime di reato violento, così come determinate a livello comunitario.
Soddisfazione è stata espressa dai legali ferraresi: “Siamo soddisfatti per essere riusciti a far ottenere a una madre non solo una notevole soddisfazione materiale, ma anche un riconoscimento morale dopo che da sola ha saputo crescere due minori in condizioni difficili. Ora speriamo che lo Stato si uniformi il prima possibile alla Direttiva Comunitaria perché, ancora oggi, tantissime vittime di reati violenti, oltre alla sofferenza per quanto patito, devono subire anche l’ingiustizia del mancato ristoro”.
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