Per sveltire eventuali controlli stradali ho scaricato l’autodichiarazione, completandola di dati e motivazioni e stampandola per ogni membro della famiglia. Ma dimenticando sia il principio di diffidenza che il principio d’indeterminazione (non quello fisico-quantistico di ‘quanto’ ma quello statale-quandistico di ‘quando’) mi sono intrappolato nella comica serie di preliminari di abbozzi di autodichiarazioni, ristampando il tutto ad ogni nuova emissione.
Arrivata la quarta versione, le stampe dei modelli superati sono finite nella carta per appunti in cucina, con conseguenze curiose. Perché l’annotare liste della spesa su retri di “Autodichiarazione ai sensi degli artt. 46 e 47 D.P.R N 445/2000” (stampate proprio per andare a fare la spesa) offre una sensazione di compiutezza burocratica che solo noi mediterranei possiamo cogliere, avvezzi da secoli alla spagnoleggiante ampollosità delle autorità, ma desta anche un po’ d’inquietudine come segno di cattiva coscienza.
Sì, il vedere quei pezzi di carta, alla lunga, disturba. Dato che le loro asserzioni di consapevolezze sull’art. 495 c.p., sugli artt. 1 e 2 del D.L. 25 marzo 2020 n. 19 e sull’art. 4 del decreto legge 25 marzo 2020 n. 19, son tutte fasulle.
Non sappiamo niente di niente su quelle robe lì, eppure le sottoscriviamo tranquillamente come si fa stipulando i contratti, scelte volontarie dove si firma a ripetizione per obbiettivi più cospicui del tornare a casa col giornale.
Perciò quel mucchio di foglietti sembra stia lì ad accusare: “Sei complice omertoso di un sistema stupido”. Come negarlo? Vai in giro con l’ultima autodichiarazione (ancora priva dell’obbligo di vigilanza a 360° su distanze minime e fughe dagli immancabili cretini che ti arrivano appresso da tutte le direzioni), solo perché con un foglio zeppo di citazioni legali risulti in regola ai poliziotti.
E sotto sotto apprezzi anche la fortuna di non dover comprare marche da bollo.
Affinché ci riesca così naturale dover dichiarare il falso anche quando siamo d’accordo con le regole stabilite, bisogna che un’imbelle viltà sia diventata endemica. Vuol dire che per riacquistare dignità bisognerà aspettare l’alba di una nuova Resistenza disposta a lottare contro le stolte forze d’occupazione della Burocrazia che dominano il Paese.
Paolo Giardini