Attualità
31 Marzo 2020
Le misure per minimizzare il rischio contagio adottate dall'azienda ospedaliera in attesa di nuove linee guida della Regione

Covid-19. Il Sant’Anna fa i tamponi agli operatori sanitari, sofferenza per i Dpi

di Redazione | 3 min

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(archivio)

Nell’attesa di nuove linee guida da parte della Regione, da qualche giorno l’Azienda ospedaliero universitaria di Ferrara ha iniziato a eseguire in autonomia gli screening al personale sanitario per evitare, o comunque minimizzare, il diffondersi in ambiente ospedaliero dell’epidemia di Covid-19. Rimane la situazione critica sulle dotazioni di Dpi.

Il Sant’Anna, comunica la stessa azienda sanitaria, che ha recentemente acquistato le dotazioni tecnologiche necessarie, ha così iniziato a eseguire i tamponi ai propri dipendenti (fino ad ora ne sono stati circa oltre un centinaio) seguendo alcuni quattro criteri di priorità.

I primi tamponi vengono eseguiti agli operatori sintomatici che si trovano in isolamento fiduciario e che, in accordo con il dipartimento di Sanità pubblica, hanno necessità di eseguirli per poter sciogliere la ‘quarantena’.

Il secondo vengono fatti agli asintomatici o che presentano sintomi lievi e che sono rimasti in servizio adottando le misure di prevenzione idonee. A questi operatori viene fatto uno screening con tampone per mantenere un livello di sicurezza in aree ‘No Covid’ e di poter intervenire quanto più velocemente possibile nella prevenzione della diffusione tra gli operatori e ad altri pazienti.

Per chi invece lavora nelle aree Covid+ o sospetto Covid il tampone viene eseguito ogni 15 giorni.

Infine viene compiuto un monitoraggio quotidiano della temperatura corporea a tutti gli operatori sanitari che operano in reparti Covid o Covid-free prima di accedere al reparto a inizio turno e prima di lasciare il reparto a fine turno. In caso di febbre superiore a 37.5 gradi devono essere isolati immediatamente ed eseguire il tampone.

Il Sant’Anna fa anche il punto sulla dotazione di dispositivi di protezione individuale (mascherine, copricapi, schermi facciali, tute, calzari, ecc). fin dall’inizio tenuti contingentati e distribuiti a tutti i servizi. “La situazione attuale ci vede in sofferenza, in maniera particolare sul versante dei gambali”,  spiega l’azienda sanitaria che lunedì dovrebbe aver ricevuto una fornitura di 2.000 pezzi provenienti da una donazione, resa operativa in pochissime ore, che ha previsto la consegna, già a partire dal tardo pomeriggio di 800 pezzi nelle unità operative di Terapia intensiva di coorte. In alternativa, laddove è possibile, sono stati utilizzati calzati in Pvc con elastico (sovrascarpe).

Per quanto riguarda le mascherine chirurgiche, il consumo giornaliero dell’azienda corrisponde a circa 4mila pezzi; le scorte attualmente presenti, spiega sempre il Sant’Anna, garantiscono l’autonomia per diversi giorni anche in virtù dell’arrivo di circa 10mila pezzi provenienti da aiuti internazionali. “Le mascherine chirurgiche inizialmente distribuite dalla Protezione Civile (circa 16mila) sono ancora stoccate presso i nostri magazzini. Per i dispositivi di maggiore livello di protezione respiratoria (modello FPP2 e FPP3), non sussistono particolari problemi per l’approvvigionamento e le scorte”, assicura l’azienda sanitaria.

Da qualche giorno il Sant’Anna ha provveduto alla distribuzione delle “tute integrali”, Dpi classificato a protezione massima; la giacenza, integrata dall’arrivo di ulteriori 600 pezzi, permetterà di fornire tale dispositivo alle Terapie intensive e ad altri settori operativi, ritenuti maggiormente esposti. Le giacenze dei camici di protezione non presenta particolari criticità, grazie l’introduzione di un sistema di gestione integrato tra camici idrorepellenti monouso e camini idrorepellenti pluriuso; quest’ultimi garantiscono il medesimo livello di protezione rispetto a quelli monouso. Anche la fornitura di copricapi, allo stato attuale non presenta particolari criticità

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