Basket
27 Marzo 2020
Intervista ad Andrea Diana: "Lo sport sarà il modo migliore per riportare entusiasmo nelle persone al rientro dell'emergenza"

4 Torri, il racconto dell’ex coach nella zona rossa

di Redazione | 3 min

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Andrea Diana (foto di archivio)

#Divisimauniti, è questo l’hashtag che circola nel mondo degli sportivi sui social da giorni e che ci spinge a intervistare Andrea Diana, ex coach 4 Torri, ora al timone della Scaligera Verona, che in piena zona rossa ci racconta la sua quarantena: “Qui si vive una situazione molto particolare, io vivo a Cellatica (provincia di BS, ndr), un paese ad inizio della Franciacorta e ogni dieci minuti si sente passare un’ambulanza a sirene spiegate”.

“È imperativo rispettare le regole – prosegue Diana analizzando la situazione di emergenza – e stare a casa, quanto più possibile, uscire solamente lo stretto necessario, dobbiamo tutti affidarci a quanto ci viene detto. Ognuno di noi deve fare appello alla propria responsabilità individuale, nei confronti di tutto il collettivo, come in una grande squadra: dobbiamo rispettare le direttive dei vertici, cercando di svolgerle al meglio”.

Le “mancanze” di libertà in questa quarantena sono tante, tra cui l’impossibilità di fare sport, per lo meno nella maniera classica…

“Qui, essendo in piena zona rossa, la gravità della situazione è talmente palpabile che non vi è tempo per pensare ad altro, il pensiero dello sport scivola naturalmente in secondo piano. E’ importante però che questo venga assorbito anche da chi si trova in zone meno colpite: dobbiamo tutti fare un sacrificio, restando a casa per riprendere quanto prima la nostra vita, per riprendere a lavorare, e anche a fare sport e a sentirci liberi. La privazione della libertà è per tutti difficile da accettare, per chi fa sport da sempre poi si aggiunge, innegabilmente, anche la mancanza di questo aspetto, in molti stanno cercando di ovviare alla meno peggio, tra le mura domestiche”.

A tal proposito come state gestendo la questione quarantena con i giocatori e con lo staff?

“Anche noi abbiamo cercato di riadattarci, come tutti. La Scaligera Verona da lunedì, per due volte a settimana, si è attivata per far fare ai ragazzi attività: ci siamo organizzati con lezioni in skype con il preparatore e quattro atleti, in modo da non far perdere anche il senso del gruppo ai giocatori. Poi durante gli altri giorni i ragazzi svolgono in autonomia queste lezioni”.

I giocatori in rosa sono ancora tutti a Verona o qualcuno ha fatto richiesta di tornare?

“Sono ancora tutti qui, americani compresi. Siamo tutti fermi e in attesa, ci sentiamo quotidianamente con giocatori, dirigenza e staff, abbiamo due medici che ci telefonano, per tenerci monitorati, per il momento nessuno di noi è contagiato”.

Qualche pronostico per il futuro del campionato?

“Dentro di noi c’è una speranza di portare a termine il torneo, ma sono solo speranze e ancora nessuno può fare ipotesi. Viviamo alla giornata”.

In questi giorni di quarantena è facile trovarsi a pensare e magari ricordare… di Ferrara che ricordo ha?

“Ho ottimi ricordi sia di Ferrara che del periodo trascorso alla 4 Torri. Porto sempre nel cuore gli insegnamenti di Mario de Sisti, che tengo sempre a mente, oltre alla grande passione di Luigi e Giuseppe Moretti per la società di pallacanestro granata, che ho allenato qualche anno fa. Ogni volta che sono a Ferrara torno sempre volentieri a salutarli. Luigi Moretti mi aveva invitato come sempre al Trofeo Città di Ferrara, che quest’anno avrebbe dovuto allargarsi a squadre estere: peccato che questa emergenza abbia congelato tutto. Confido che la grande passione e l’energia di Gigi consentirà alla 4 Torri di poter riprendere la normale attività quando tutto tornerà a posto… e lo sport sarà il modo migliore per riportare entusiasmo nelle persone”.

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