Attualità
25 Marzo 2020
Dura reprimenda dell'arcidiocesi al ‘dispiaciuto’ consigliere Mosso (Lega): “Avrebbe dovuto chiedere spiegazioni o una ‘nota’ al sindaco del suo partito più che all'arcivescovo”

Bare in Certosa. La diocesi: “Nessun parroco ad accoglierle perché nessuno ci ha avvisato”

di Redazione | 3 min

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È una severissima reprimenda diretta al consigliere leghista Alcide Mosso, ma anche, a ben guardare, al sindaco Alan Fabbri, quella che l’arcidiocesi di Ferrara chiama “La verità di un’assenza”, per spiegare il perché ad accogliere le salme provenienti da Bergamo non ci fosse nessun sacerdote.

A porre la questione è stato proprio il consigliere comunale della Lega, che attaccando gli esponenti del Pd che avevano criticato la diretta Facebook del sindaco, si era detto dispiaciuto per l’assenza di rappresentanza religiosa, scatenando anche tanti commenti d’astio da parte di molti cittadini sui social network, senza che dal municipio si levasse neppure una flebile voce per ristabilire la verità: già, perché il vertice politico del Comune il perché di quell’assenza pare che lo conoscesse benissimo.

Così è la diocesi a dover intervenire con una nota ufficiale dai toni insolitamente duri “per salvaguardare il buon nome e il ministero appassionato dei nostri sacerdoti ferraresi, che vivono con coscienza e responsabilità con e tra la gente anche questa difficile e dolorosa situazione, oltre che per amore della verità”.

E se la premessa è un richiamo alla collaborazione in momenti difficili, il prosieguo fa capire da quale parte sia mancata: “Non è pervenuta alcuna richiesta, ufficiosa o istituzionale, per una presenza sacerdotale al triste evento, che tra l’altro avrebbe dovuto essere concordata nei modi e nei tempi, in un luogo come la Certosa, oggi chiuso e di proprietà del Comune di Ferrara”, precisa la diocesi ferrarese che però va oltre nel raccontare cosa sia accaduto: “Per questa mancata collaborazione istituzionale, la mattina di domenica 22 marzo, il Vicario Generale, avendo preso atto di quanto accaduto il giorno precedente, ha scritto al Sindaco Fabbri”.

Ed ecco il messaggio: “Carissimo, purtroppo questo momento ci stringe il cuore e crea in tutti timore e tristezza. Per questo ogni gesto di pietà è importante per creare sempre più vicinanza e partecipazione, che sono espressione della nostra speranza nel Signore e nell’azione di coloro che sono in prima linea contro il virus, e sono tanti. Dobbiamo ringraziarli per quello che fanno e anche per il tuo operato. Volevo chiederti una cortesia. Se dovessero giungere altre salme dalle città colpite, mi potresti avvisare? Così potremo impartire loro anche una benedizione. Grato, saluto e auguro buona domenica e buon lavoro”.

Il sindaco, riporta la diocesi, “ha gentilmente risposto che in futuro avrebbe avvisato e che credeva che la Diocesi sapesse dell’accoglienza delle bare sabato scorso”.

Fin qui è la storia di un’incomprensione, del tutto normale in tempi come questi.

Il dopo invece lo è meno: “Per quanto certi della sua buona fede, si è dovuto tuttavia constatare che nei confronti delle parole di Alcide Mosso e dei relativi commenti sui social, sgradevoli e ingiuriosi, non vi sia stata alcuna preoccupazione di ristabilire la verità dei fatti, anzi – attacca al diocesi -. A questo proposito si ricorda al signor Mosso, in quanto consigliere comunale, che non è affatto corretto organizzare un evento a porte chiuse, senza avvisare, per poi prendersela con chi non è stato invitato. Non lo è affatto”.

E ancora: “Si fa inoltre notare, al consigliere Mosso, che esiste un cappellano messo a disposizione per la Certosa, con una convenzione tra Comune e Arcidiocesi. Abita a 50 metri dal luogo in cui sono arrivati i camion; se informato, avrebbe con grande piacere impartito una benedizione alle salme giunte da Bergamo. Forse – rimprovera ancora la diocesi, mostrando di avere molto ben presente anche i modi e la bulimia comunicativa dell’amministrazione comunale -, in quanto consigliere comunale, Mosso avrebbe dovuto chiedere spiegazioni o una ‘nota’ al Sindaco del suo partito e all’Assessore con delega ai servizi cimiteriali, più che all’Arcivescovo, che comunque ha pregato il giorno successivo per i defunti di Bergamo, unitamente alle monache dei tre monasteri di Clausura della città. Informarsi – conclude la nota diocesana – è un dovere che nasce sempre dalla buona educazione e dal senso di responsabilità, soprattutto per chi ha cariche pubbliche”.

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