Ostellato
3 Febbraio 2020
Ospite a Ostellato Franco Zarattini, comacchiese, che coinvolto i presenti nell’affascinante viaggio da lui vissuto quasi cinquant’anni fa attraverso i ghiacci alla scoperta dell’Antartide

Rotary–Lions, una serata insieme… al Polo Sud

di Redazione | 2 min

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Ostellato. Nella cornice di Villa Belfiore a Ostellato, il Rotary Club Comacchio-Codigoro-Terre Pomposiane ha ospitato i Lions Club di Codigoro e di Comacchio Sette Lidi per una amichevole conviviale con un relatore d’eccezione, Franco Zarattini, comacchiese, che ha saputo coinvolgere i presenti nell’affascinante viaggio da lui vissuto quasi cinquant’anni fa attraverso i ghiacci del Polo Sud, alla scoperta dell’Antartide.

Una storia ricca di emozioni e valori, colpi di scena e umanità. Stiamo parlando della spedizione in Antartico della prima imbarcazione italiana, sulla quale operò a lungo Franco Zarattini. Proprio questo limpido uomo di mare segnato dal sole e dalla salsedine ha narrato l’altra sera questa sua straordinaria avventura nel corso di un interclub promosso di comune accordo dai rispettivi presidenti Daniele Romanini per il Rotary Club Comacchio-Codigoro-Terre Pomposiane, Riccardo Terroni del Lions Club Codigoro e Paolo Albanese per il Lions Club Comacchio Sette Lidi.

Zarattini ha esordito ricordando di essere stato chiamato a far parte dell’equipaggio del veliero (il Giuseppe Due) all’età poco più di vent’anni dagli alti gradi della Marina che vollero raggiungesse il comandante Ajmone, bloccato nella base antartica di Almirante Brown a seguito dell’abbandono dell’equipaggio, composto da militari, che non voleva più correre rischi in quel mare di ghiaccio, di onde enormi e di bufere.

Zarattini e due suoi compagni raggiunsero così uno stremato comandante, risistemarono il veliero (16 metri, un motore, due sestanti ma senza radar) e lasciarono la banchina della base per dirigersi verso Sud. Approdarono alle Falkland dopo molti mesi e mille peripezie, compreso il blocco per dieci giorni causato dal ghiaccio che aveva stretto la barca in una bianca pericolosissima corazza. Ma il gruppo vinse tutte avversità, ricorda Zarattini, e tornò in Italia, naturalmente col veliero.

Franco respinse le offerte di Ajmone di andare ancora con lui per mare, ma preferì – dice – la sua Comacchio, la famiglia, la sua gente. Fece così il pescatore, poi guidò e guida tuttora rimorchiatori. Nel suo cuore dimorano i valori del marinaio; talvolta è vinto dal ricordo struggente di quei giorni d’inizio anni ’70 e del suo comandante: “Se tornasse (è scomparso una dozzina di anni fa) tornerei sul veliero e con lui veleggerei ancora verso l’Antartide”.

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