Ho votato convintamente per Simone Benini, un galantuomo che ebbi occasione di conoscere in Romagna, e vorrei ringraziare il candidato presidente perché si è speso con encomiabile impegno per riaffermare il significato delle pluriennali battaglie che costituiscono il patrimonio più prezioso del movimento a cui ho sempre espresso la mia simpatia.
Al contempo vorrei ringraziare anche Tommaso Mantovani, che non si è tirato indietro nel non facile compito di sostenere Benini. Sarebbe stato facile cedere alle sirene di chi ci chiedeva di annacquare la nostra immagine e di lasciarci amalgamare nella melassa di liste collegate al PD. Avremmo ricevuto applausi e pacche sulle spalle. Ma in tal modo saremmo diventati una delle tante stelline che compongono la galassia al cui centro si trova Bonaccini. E avremmo sancito la nostra scomparsa dall’agone politico, condannandoci ad una irrilevanza senza ritorno.
Premesso che l’alleanza elettorale con il PD non paga, come ha dimostrato l’esperienza umbra (vero, cara Sensoli?), penso che nella vita personale e nella vita politica ci vogliano dignità e coerenza. Per cinque anni abbiamo combattuto duramente contro le scelte della giunta Bonaccini ed ora, per mera convenienza politico-elettorale, avremmo dovuto dire che ci eravamo sbagliati e che in fondo Bonaccini era una scelta accettabile? E dopo tale scelta con quale faccia avremmo potuto lottare contro le decisioni del governatore, che certo non rinnegherà la linea seguita dalla giunta precedente?
Bene ha fatto il movimento a non svendere le proprie bandiere per qualche poltrona. Meglio avere due consiglieri regionali indipendenti che due pedine di uno schieramento che non ci appartiene. Questa è la linea che ci permetterà di resistere e di risorgere.
Mai con la Lega e mai con il PD, perché senza rivendicare e vivere, anche con sofferenza, la propria identità non vale la pena di combattere le battaglie che ci attendono nel presente e nel futuro prossimo.
Roberto Di Francesco