Eventi e cultura
11 Novembre 2019
Terzo appuntamento della stagione coreutica del Teatro Claudio Abbado con la stella della danza e i solisti del Balletto del Teatro dell’Opera di Roma

Eleonora Abbagnato conquista Ferrara con Petit e Preljocaj

di Redazione | 4 min

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di Federica Pezzoli

Ha incantato un Teatro Comunale gremito Eleonora Abbagnato, l’étoile palermitana d’origine e parigina d’adozione, per la prima volta a Ferrara sabato 9 novembre con il “Gala Angelin Preljocaj/Roland Petit” e con i solisti del Balletto del Teatro dell’Opera di Roma, che dirige dal 2015.

Sulle tavole del Teatro Comunale Claudio Abbado la Abbagnato e i suoi interpreti hanno portato un vero e proprio viaggio nella storia della danza del Novecento, danzando i lavori di due grandi coreografi del nostro secolo: Angelin Preljocaj e Roland Petit. Lei ha lavorato con entrambi all’Opéra di Parigi, dove è di casa fin da quando aveva tredici anni: Petit l’ha voluta per il ruolo di Aurora bambina nella sua Bella addormentata ed è entrata prima alla scuola e poi nel corpo di ballo dell’Opéra, scalando tutti i gradini del ‘tempio’ della danza francese, fino al vertice, al ruolo di étoile, ottenuto con la Carmen, ancora una volta di Petit, nel 2013.

Preljocaj prediligeva i danzatori con “una tecnica pulita”, mentre Petit “amava i ballerini” e per questo “lasciava libertà di interpretazione”, ha rivelato la Abbagnato nell’incontro con il pubblico al termine dello spettacolo coordinato dalla critica di danza Elisa Guzzo Vaccarino. “Entrambi chiedevano molto, ma è così che si diventa grandi professionisti ed artisti”, secondo l’étoile palermitana che ha dovuto “purtroppo scappare” presto dal suo Paese, ma che all’apice della sua carriera ha deciso di tornare e di accettare la sfida della direzione artistica del Balletto del Teatro dell’Opera di Roma, “per aiutare i talenti che in Italia ci sono e vanno sostenuti”. Dal 2015 ha lavorato molto con i suoi ragazzi e, insieme, sono cresciuti tanto: “Loro hanno bisogno di me e io ho bisogno di loro”, ha confessato la Abbagnato. Il risultato di questo lavoro quotidiano e di questo mix fra know-how parigino e passione ed espressività tutte italiane è emerso in pieno nelle più di due ore di gala che hanno incantato il pubblico estense.

Ad aprire la serata è stata la solenne eppur intima danza di “Annonciation” del franco-albanese Angelin Preljocaj, creazione del 1995 interpretata dall’étoile Rebecca Bianchi e dalla solista Federica Maine. In scena un tema inedito nel panorama coreografico: l’incontro tra la Vergine Maria e l’Arcangelo Gabriele, fra complicità e mistero, spiritualità e materia, un dualismo rispecchiato anche dall’antitesi perfetta tra il Magnificat di Antonio Vivaldi e gli effetti sonori del compositore canadese Stéphane Roy. A seguire tre estratti dal balletto “Le Parc”, creato da Preljocaj nel 1994: la danza dei quattro giardinieri, l’onirico passo a cinque, e il pas de deux con Claudio Cocino e una Eleonora Abbagnato dama incantevole e bramosa, avvinti in un lungo abbraccio rotante che è quasi un volo ardito.

Dopo l’intervallo, tutta la seconda parte dello spettacolo è stata dedicata al maestro francese Roland Petit, scomparso nel 2011. Grande prova interpretativa di Alessio Rezza – di origine pugliese, ma cresciuto insieme a Rebecca Bianchi nella fucina di talenti dell’Accademia Teatro alla Scala – ne “L’arlesienne”, creato da Petit nel 1974 su musica di Bizet e ispirato a un racconto di Daudet. Frederi è ossessionato dal ricordo di una donna di Arles, da lui amata in passato, che mai compare in scena, ma che non riesce a dimenticare, nonostante le amorevoli attenzioni di Viviette.

Una storia dal tragico epilogo in una Provenza solare ma inquieta, come in un quadro di Van Gogh. Eleonora Abbagnato è tornata in scena, intensa ma quasi immateriale nel suo abito di chiffon rosa, per “La rose malade” di Roland Petit, struggente pas de deux sulla musica dell’Adagetto dalla Sinfonia n. 5 di Gustav Mahler, ispirato al poema di William Blake “The sick rose”. Susanna Salvi e Claudio Cocino hanno poi dato vita alla maliziosa allegria de “La Chauve-Souris”, su musica di Johan Strauss, preceduti dal divertissement dei Tre camerieri, interpretati da Giovanni Castelli, Alessandro Vinci e Antonello Mastrangelo.

I solisti Giacomo Castellana e Michele Satriano sono stati invece i protagonisti del passo a due “Le Combat des Anges”, il bene e il male, il buio e la luce, due opposti che non possono esistere l’uno senza l’altro, su musica di Gabriel Fauré, tratto dal monumento letterario “La recherche du temps perdu” di Marcel Proust.

Gran finale con “Cheek to Cheek”, che Roland Petit ha ideato nel 1977 sulla brillante musica di Irving Berlin per la sua musa Zizi Jeanmarie. Eleonora Abbagnato e Alessio Rezza hanno dimostrato come bastino due sedie e un tavolo per ricreare con leggerezza, ironia e doti interpretative non comuni, un’atmosfera glamour che rimanda contemporaneamente alla Hollywood di Ginger Rogers e Fred Astaire e alla Parigi degli Années Folles.

Due ore volate per il pubblico del teatro Claudio Abbado, accompagnato d Eleonora Abbagnato e dal suo corpo di ballo in un percorso attraverso i lavori di due fra i più importanti coreografi del Novecento; filo conduttore la danza e la passione per quest’arte “che è stata ed è tutt’ora tutta la mia vita”, ha confessato la Abbagnato, perché ballare “come mi ha insegnato Pina Bausch, che ho conosciuto a Parigi quando avevo 18 anni, significa scoprirsi ogni giorno al di là di noi stessi”.

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