Mesola
21 Ottobre 2019
Come il consigliere Soncini, anche i cittadini a Mesola sottolineano i problemi relativi a tutela e valorizzazione delle aree boschive del territorio: "Provincia e Parco sono distanti"

Manutenzione in pineta dopo gli incendi, “ma le criticità di gestione restano”

di Redazione | 2 min

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Mesola. Dopo le segnalazioni sui roghi, con tutta probabilità dolosi, che hanno interessato la Pineta delle Motte nel territorio di Mesola, l’area è stata negli ultimi giorni interessata dall’intervento di una ditta incaricata per lo sfalcio delle ramaglie e degli alberi stessi.

“L’impresa sta sistemando quelli caduti per il vento, ad esempio, senza compenso alcuno. Verrà ripagata con tutto il legname raccolto” segnala Anio Benazzi, cittadino di Mesola. “Alla fine probabilmente andrà come le precedenti volte, con la ditta che, in assenza di controlli da parte di Comune, Provincia o Ente Parco, cercherà di recuperare la massima quantità di legname e se ne andrà senza sistemare i sentieri rovinati dai mezzi utilizzati e lascerà ampi spazi desolati senza alberi, in quanto nessuno provvederà a seminare nuove piante, aggiungendo degrado ad altro degrado”.

Benazzi parla da amante della pineta, da passeggiatore abituale e “testimone di un progressivo abbandono continuo e imperdonabile, tra erba alta, alberi e rami caduti un po’ ovunque e sette bunker della seconda guerra mondiale che stanno scomparendo. Negli anni Settanta – ricorda – le varie pinete di Mesola erano una meraviglia, con sentieri interni tutti percorribili e puliti, con i bunker in ordine sotto la gestione dell’Ersa. Oggi si assiste ad un disinteresse inspiegabile da parte degli enti gestori competenti”.

Sul tema si era espresso politicamente anche il consigliere provinciale Gino Soncini (Lega), ‘strigliando’ la Regione per aver donato le aree in questione alla Provincia senza però preoccuparsi della mancanza di risorse finanziarie e umane utili alla gestione e alla valorizzazione delle stesse.

“Oggi a Mesola – aggiunge Benazzi – si sente la mancanza di un ufficio dell’Ente Parco, indispensabile per controllare direttamente il vasto territorio costituito dal Castello Estense con la corte bassa, dai circa 300 ettari di pinete, dall’oasi naturale di Santa Giustina, dalla torre Abate, dai mille ettari del Boscone, dalla Torre Palù, dalla sacca di Goro, dalla golena del Po, eccetera. Comacchio e Ferrara non sanno cosa succede qui, non conoscendo assolutamente le condizioni indecenti in cui versano pinete e boschi. Intanto – conclude Benazzi nella sua segnalazione – il piromane è ancora in circolazione e dopo due tentativi falliti, probabilmente ci riproverà, non essendo stati predisposti controlli mirati e con l’ingresso principale alla pineta ancora bloccato da un grosso pino caduto il 27 luglio, che impedirà ai mezzi dei Vigili del Fuoco l’eventuale accesso alla parte interna, rischiamo di perdere un tesoro ambientale inestimabile”.

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