Spettacoli
12 Ottobre 2019
"Oltre la bufera" in anteprima all'Apollo. Cassini: "Western moderno". Muroni: "Bisogna fare memoria, abbiate anche voi il coraggio di dire no"

La “potenza del cinema” fa rivivere don Minzoni

di Redazione | 4 min

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Grande successo per l’anteprima del film “Oltre la bufera”, nato da un’idea di Stefano Muroni e guidato con sapienza dal giovane regista Marco Cassini. Il cinema Apollo, infatti, ha registrato una grande audience per il film, tanto da essere proiettato in ben due sale contemporaneamente.

Una pellicola, questa, molto legata a Ferrara grazie alle sue due anime ideatrici che hanno girato alcune scene proprio nel pieno del centro cittadino e all’interno di palazzi storici. Le riprese, infatti, sono state girate tutte in Emilia-Romagna: oltre a Ferrara, hanno fatto da padrone gli scenari caratteristici del piccolo paesino di Mesola assieme alle ampie pianure delle nostre zone.

“Dopo “La notte non fa più paura”, in cui analizzavamo la memoria del presente trattando il terremoto in Emilia, abbiamo voluto cercare una storia che analizzasse al meglio la memoria del passato, ma un passato che ci è estremamente vicino e che ci parla ancora”. Queste le prime dichiarazioni dell’attore Stefano Muroni che mette in risalto come “la potenza del cinema possa far rivivere figure importanti”.

La trama si concentra sugli ultimi anni di vita di don Minzoni, parroco di Argenta che, come afferma Muroni, “rappresenta il primo grande “no” del Novecento”. L’ecclesiastico fu uno dei primi ad opporsi al nascente partito fascista che proprio durante i suoi anni stava prendendo piede in tutta Italia.

La sua vicenda, infatti, “è profondamente legata a quella di Matteotti ma anche a Sacco e Vanzetti che vennero uccisi qualche anno dopo, il 23 agosto, stesso giorno di don Minzoni di qualche anno prima. Ma anche a Peppino Impastato, a Falcone e Borsellino, a don Puglisi”. Se ci pensiamo, ribatte l’attore, “la radice è la stessa, le epoche e i sistemi sono diversi ma sono tutti uomini che dissero di no consapevoli che sarebbero stati uccisi”.

Il titolo, in particolare, riprende una frase pronunciata dal protagonista proprio qualche giorno prima della sua uccisione: “Attendo la bufera”. “Ci piace pensare che questa bufera, oltre a riferirsi al fascismo, si riferisse a tutta la bufera del Novecento colma di violenze, soprusi, maleducazione e disoccupazione”, afferma ancora Muroni e ribatte come, soprattutto oggi, “bisogna cercare di fare memoria, di ricordare da dove veniamo e quel riverbero, quella bastonata avvenuta 96 anni fa la notte del 23 agosto 1923, ci manda un messaggio ben preciso: “Abbiate anche voi il coraggio di dire no”. Non è solo un no al fascismo, ma anche alla disoccupazione, alla dispersione scolastica e all’analfabetismo. In contrasto, bisogna dire sì alla bellezza, alla libertà, all’educazione e alla formazione”.

Ma dietro questo film, c’è un lavoro incredibile a livello di ricerche storiche e di produzione. Il regista Marco Cassini, infatti, racconta come il personaggio di don Minzoni è stato studiato nei minimi dettagli, notti intere. “Sapevamo quando bisognava dare del “Lei” e quando bisognava dare del “Tu”, oppure come si ponevano le persone in strada all’epoca”.

Erroneamente si potrebbe pensare che questo sia il classico film con protagonista un “parroco di paese martire” ma in realtà non è così. “E’ un western moderno – afferma Cassini – è il camminare di un prete col vestito sporco, è l’arrivare di fronte una strada e avere paura che un coltello ti possa arrivare nella gola. Questo è “Oltre la bufera”. Una descrizione forte e sensazionale che pone il film in una linea di discontinuità rispetto alle figure topos che si sono avvicendate nel corso della storia del cinema.

“Volevamo fare qualcosa di diverso – continua il regista – e quindi abbiamo rappresentato quello che effettivamente la storia ci ha dato: un uomo che cercava di stare in strada e di educare le persone al culto del rispetto in un momento in cui persone come i fascisti non sentivano più neanche il peso specifico della parola”.

Nato da una semplice idea di Stefano Muroni e Valeria Luzi, questo film si è trasformato in una realtà grazie alla grande energia profusa dai suoi partecipanti. “Noi siamo partiti da zero – racconta Cassini – e il film ce lo siamo prodotti da soli, insieme all’aiuto delle istituzioni locali. Stefano, in particolare, ha fatto un lavoro straordinario assieme a sua moglie Valeria, con la fondazione della società Controluce. Ci abbiamo creduto e ce l’abbiamo fatta, almeno credo”.

Un film avvincente che presenta al grande pubblico un seme di speranza in uno dei periodi più bui della nostra storia. Questo è stato don Minzoni che, prima di essere parroco, è stato un educatore al rispetto e alla libertà. Valori, questi, che oggi più che mai bisogna riconsiderare al meglio.

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