Attualità
7 Ottobre 2019
Il racconto di chi ha seguito la rigenerazione del nuovo spazio urbano

Teatro Verdi, secondo battesimo a Internazionale

di Redazione | 5 min

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dell’architetto Maurizio Bonizzi del centro studi Dante Bighi

Esisteva tempo fa una trasmissione televisiva condotta da una giornalista d’inchiesta che terminava sempre con una good news. Una buona notizia. Questo aspetto giornalistico mi è sempre interessato, mi da l’idea del buon senso, di ciò che è possibile, concretizzabile, risveglia endorfine e crea buon umore nelle persone. Ma forse un giornale basato su good news non venderebbe nessuna copia se non a me o a pochi altri.

Ma bando alle divagazioni e parliamo di good news ferraresi. Non certo Internazionale, che ormai più che una buona novità, vista l’edizione numero 13, trattasi di eccellente prassi, sempre più matura e in crescita.

La buona notizia che oggi vorrei commentare è la riapertura del teatro Verdi. Proprio sabato 4 ottobre correvano i 6 anni da quando il teatro fu riaperto e restituito alla comunità per mostrarne sia lo stato di abbandono in cui versava nel 2013 sia le potenzialità che poteva avere nel futuro se rigenerato e riconvertito. Proprio in quella data, sotto una pioggia torrenziale, durante la settima edizione di Internazionale, Teatro Verdi riaprì i battenti a migliaia di persone mostrando il suo corpo nudo, offeso dal tempo e da lavori edili mai partiti e mai terminati.

Immagine della campagna di crowdfunding del 2013 in occasione della prima apertura temporanea

L’allora associazione Città della Cultura / Cultura della Città, di cui fui membro fondatore con altri insigni amici e professionisti, fu ideatrice del progetto “visionario” di riapertura curando un crowdfunding internazionale da 13000 euro, grazie al quale fu possibile allestire e realizzare l’apertura temporanea di 4 giorni. E qui, oggi, mi sento di ringraziare, a nome anche dei miei colleghi, tutti coloro che donarono denaro credendo nella visione del progetto, chi donò da Ferrara, chi da Hong Kong, chi dall’Olanda, chi da via de Romei e chi da via Martiri della Libertà. Un grazie all’Università di Ferrara e a tutte le Associazioni che ci supportarono credendo nell’idea di rigenerazione del luogo.

Grazie anche all’allora amministrazione comunale che confidando nel progetto, valutandolo come visionario ma concretizzabile, accompagnò il processo di rigenerazione urbana fino alla candidatura dell’idea a fondi regionali per poter realizzare minimi lavori adeguamento sismico, messa a norma impiantistica e di sicurezza, ristrutturazione architettonica e allestimento degli interni per rendere il Teatro usabile, vivibile e sicuro.

Un luogo della città restituito alla città. Il teatro si aggiudicò i fondi, poi fu fatta una gara per la progettazione, in seguito vennero eseguiti i lavori e sabato 4 ottobre ho camminato sopra a pavimenti in battuto di cemento che nel 2013 erano solo una onirica utopia.

E con lui Piazza Verdi. Finalmente liberata dalle automobili e restituita alla comunità, pedonalizzata, il giusto “sagrato laico antistante la cattedrale del Verdi”. Sempre nel 2013, parlando ai commercianti di via Mayr, gli prospettavamo il progetto di Piazza Verdi pedonalizzata come la loro piccola Piazza Ariostea. Un luogo di incontro per eccellenza che pensava alle persone ancor prima delle automobili. Una idea di dignità dello spazio urbano che, andando oltre le recenti critiche architettoniche su forme e finiture, si conferma come spazio progettato per la gente. Qui le persone sono i veri materiali protagonisti della scena pubblica.

In conclusione, un ulteriore tassello, all’interno della città che persegue l’idea della stagione della rigenerazione urbana. Una stagione che ha dato alla luce, in pochi anni, Grisù (rigenerazione ex caserma vigili del fuoco di via Poledrelli), il Teatro Off (nelle officine ex Amga), Palazzo Savonuzzi (sulla darsena di San Paolo voluto da Wunderkammer e Scuola di Musica), il Mof (ex Mercato Agricolo fiore all’occhiello voluto da Ordine degli Architetti e amministrazione comunale), e il neo-nato ma non per questo minore, Teatro Verdi.

Il tutto dal 2010 al 2019, con uno dei primi esempi di rigenerazione culturale nato in provincia, a Copparo, con il recupero della dismessa Villa Bighi, oggi vivace centro studi riconosciuto nel panorama culturale nazionale.

Uno sviluppo strategico ad insaputa della città (scrivevo in un articolo datato 2016). Una pianificazione non pianificata in forma ufficiale. Non vi sono mappe o piani strategici che abbiano indicato i percorsi legati alla rigenerazione dei luoghi urbani, bensì solo buone volontà da parte degli amministratori passati che hanno saputo leggere i segnali, che alcuni raggruppamenti privati lanciarono, e con lungimiranza li hanno saputi accompagnare, una vera pratica di Urban Mentoring.

Infatti, se ci pensate, l’ultimo nato Teatro Verdi, non è solo virtuoso per se stesso ma anche un risultato per tutta l’area urbana circostante, per gli esercizi commerciali di via Mayr, per il ristorante all’angolo che vede via Castelnuovo risorgere e illuminarsi, per chi vive nelle vie limitrofe che non coabita più con un ecomostro che ospitava piccioni, guano e spazzatura bensì condivide lo spazio di via Camaleonte con una architettura contemporanea.

Sabato passeggiando all’interno del teatro così finito mi son detto :”…non poteva essere meglio di così….un abito sartoriale cucito e ad hoc per lui….”. Tutto perfetto fino alla scala del dettaglio e dei materiali, e poi la gente all’interno che lo faceva vivere, il vero valore dell’architettura. Complimenti a chi ne ha diretto con sapienza e piglio gli articolati lavori di recupero architettonico.

Ora tocca alla gestione, alla vita quotidiana, al futuro del luogo che mi auguro sia tanto vivace quanto lo sono stati i miei sogni di vederlo rinascere. Augurandomi altresì che anche l’attuale amministrazione, sappia fare da mentoring, accompagnando chi ne gestirà la vita, per dare a questo nuovo luogo urbano ritrovato il giusto valore aderente ad una città internazionale come Ferrara.

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