Attualità
6 Ottobre 2019
La casa circondariale apre i cancelli a Internazionale e i carcerati illustrano le loro opere in mostra

Toccante incontro con i detenuti del carcere: “Vogliamo ritrovare la nostra dignità”

di Redazione | 2 min

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di Cecilia Gallotta

Una mano incatenata di fianco a un calamaio e a un foglio bianco. Un aquilone che col filo taglia le sbarre alla finestra. E’ difficile immaginare le stesse mani e le stesse menti che hanno commesso un reato, dipingere sentimenti. Ebbene è ciò che alcuni detenuti della Casa Circondariale hanno potuto mettere in mostra al pubblico sabato mattina, quando il carcere ha aperto i suoi cancelli in occasione del festival di Internazionale, radunando oltre una sessantina di persone incuriosite dal luogo che solitamente viene considerato “fuori dal mondo”.

Un incontro, “dove già la parola stessa descrive il raggiungimento dell’obiettivo – esordisce Mauro Presini, curatore del giornale Astrolabio – perchè il fatto che siete venuti qui, dà valore a ciò che facciamo insieme ai detenuti”. La connessione con il mondo esterno risulta infatti essere una costante nelle giornate dei detenuti in carcere, come afferma lo stesso detenuto Paride, ma come si può evincere anche da ciò che rappresentano nei quadri, mostrati e affiancati dal curatore del corso di pittura in carcere Raimondo Imbrò.

“Sono dentro da due anni e poco dopo ho saputo che mia moglie era incinta – racconta il giovanissimo Josef, illustrando un dipinto con parco e una giostrina vuota-: il mio bimbo adesso ha un anno e mezzo, e io non ci sono a giocare con lui”.

Il fatto che “chi ha sbagliato debba soltanto pagare” non tiene conto, secondo la garante dei detenuti Stefania Carnevale, di come la maggior parte delle persone rientreranno nella società dopo aver scontato la pena: “Se auspichiamo che si ‘marcisca in galera’, per citare uno dei tanti luoghi comuni, allora prima o poi riavremo fra noi persone marce”.

Ma “la spinta di ogni essere umano è quella di riuscire a trovare la propria dignità – afferma il detenuto Luigi, che non risparmia qualche lacrima al pensiero di sua figlia -: io purtroppo ero molto ignorante, e alla fine siamo tutti qua per questo motivo. Non conoscevamo la giustizia, e ce ne siamo fregati. Ma quando uno viene condannato, il metro di giudizio dovrebbe essere diverso, più ampio, per ciascuno di noi, perchè per lo stesso reato non è detto che servano gli stessi anni a tutti gli individui. E se c’è qualcuno che è davvero pronto a ricominciare a fare il padre, o il marito, o il figlio, dovrebbe esserci una legge che gliene dà diritto”. Un terreno delicato a cui risponde soltanto il detenuto Ben Harrat Lassad, citando Gesù Cristo: “In fondo, chi è senza peccato, scagli la prima pietra”.

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