“È un periodo in cui troppe scelte mi appaiono irrazionali. Non capisco i tempi e i modi di questa scissione”. Simone Tassinari, esponente di spicco del Pd dell’Alto ferrarese e fino ad oggi renziano convinto, non seguirà le orme dell’ex premier. “Comprendo, forse, le ragioni anche se ancora oggi, quando si parla della stagione renziana – spiega -, la discussione nei circoli si infiamma e tanti, anche della vecchia guardia, riconoscono con orgoglio i meriti di quel periodo”.
Tassinari precisa che “non ho bisogno di decidere in fretta se cambiare strada. Ascolterò le ragioni di chi ha scelto di andarsene ma anche di quelli che credono ancora al Pd, nato al Lingotto nel 2007, che ci fece innamorare della Politica”.
L’impressione però “è che da oggi saremo tutti, politicamente, un po’ più soli. Che le battaglia riformista dentro il Pd uscirà indebolita, con meno idee e meno competenze (Marattin e Calenda su tutti). Che le numerose conquiste ottenute dagli ultimi governi di centrosinistra saranno mortalmente sminuite dai tanti rancorosi nostalgici della sinistra velleitaria e dagli alfieri del populismo incompetente. E questo mi preoccupa”.
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