Politica
3 Settembre 2019
La lettera di Valeria Rustici, ex segretaria di Sel e madre di un bambino che frequenta le scuole comunali a Ferrara

“Crocefissi pagati con le nostre tasse quando le scuole hanno bisogno delle cose più elementari”

di Redazione | 3 min

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“Signor Sindaco, signora Assessora, leggo dalla stampa locale e nazionale che andate fieri di aver speso oltre 1700€ per l’acquisto di 385 crocefissi per altrettante 385 aule”. Inizia così la lettera che Valeria Rustici scrive ad Alan Fabbri e Dorota Kusiak dopo la notizia dell’acquisto da parte del Comune dei simboli cristiani da destinare alle aule sprovviste in vista dell’inizio dell’anno scolastico.

Valeria Rustici, già attivista di Emergency ed ex segretaria di Sel, oggi è madre di un bambino che “da quattro anni, quasi cinque, frequenta le scuole comunali, prima il nido e poi la materna”.

La madre fa presente che in tutti questi anni “le insegnanti sono state costrette, non senza imbarazzo, a chiedere alle famiglie di spendere soldi in più, oltre la retta, per consentire il normale svolgimento dell’attività didattica con l’acquisto di pennarelli, carta da disegno, libri, ma anche fazzoletti, scottex e materiale vario. Ognuno di questi anni i genitori hanno dovuto contribuire con spese extra per permettere ai propri figli e alle proprie figlie di fare attività a scuola come il teatro, le mostre, le uscite didattiche in generale. Ognuno di questi anni i genitori hanno dovuto contribuire, nel loro tempo libero, insieme alle insegnanti, a rendere la scuola un posto fruibile andando a pulire i giardini, costruendo fioriere, manutenendo le strutture esistenti e via discorrendo. Ognuno di questi anni, in media, la scuola pubblica Comunale è costata alla mia famiglia, e non solo, all’incirca un centinaio di euro in più oltre la retta”.

Ecco allora che Rustici torna a rivolgersi a sindaco e assessora, per far presente che “un centinaio di euro in più possono sembrarvi una sciocchezza e invece per molte famiglie sono una spesa enorme. Lo so perché in questi anni sono stata rappresentante di classe e dovevo raccogliere io i soldi necessari alle varie attività e ho visto con i miei occhi la fatica che alcune famiglie fanno a mettere fuori anche solo 5€. Tutti sacrifici che facciamo volentieri per i nostri figli e le nostre figlie e per i figli e le figlie degli altri che verranno dopo di noi”.

Tutto questo “per rendere la scuola un posto accogliente. Per rendere la scuola un posto di eguali. Per rendere la scuola un’opportunità per tutte e tutti, anche per quelle bambine e quei bambini che fuori da quelle mura non possono permettersi di comprare un libro, di andare a vedere un film, di andare a teatro, di vedere una mostra, e così via”.

Per questo quando la madre ha letto che “ben 1700€ di soldi delle nostre tasse (delle mie che sono atea, di quelle dei cattolici, di quelle dei musulmani, di quelle degli ebrei, di quelle dei buddisti, di quelle degli ortodossi…) sono stati da voi destinati all’acquisto di 385 crocefissi per 385 aule (evidentemente non solo in scuole comunali) mi è sembrato un insulto”.

Perché “le nostre scuole hanno bisogno delle cose più elementari. I genitori si fanno in quattro per sopperire alle mancanze dell’Amministrazione Comunale. E quando vi avanzano due soldi che fate? Non sarebbe stato meglio investirli in libri, in materiale didattico o anche in un bel progetto educativo, che ne so, magari acquistando borracce per ridurre la plastica e per insegnarlo alle bambine e ai bambini che frequentano le nostre scuole?”.

Finito il tempo delle domande arriva l’ultima riflessione: “Le scuole comunali sono un bene prezioso per la comunità tutta. Se continuano ad esserlo è grazie all’impegno e alla buona volontà dei genitori ma soprattutto delle insegnanti che spesso lavorano gratis e insieme sostituendosi a quello che dovrebbe essere compito vostro mettere a disposizione.

E invece di valorizzare tutto questo avete pensato bene di prenderci tutti quanti in giro”.

“Prima ci avete tolto le panchine nei parchi – conclude -, adesso sprecate i nostri soldi invece di destinarli all’educazione dei nostri figli e delle nostre figlie. È così che pensate di aiutare le famiglie? Se è così grazie mille facciamo da soli”.

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