Spettacoli
29 Agosto 2019
‘Il Signor Diavolo’ fa tremare la sala alla prima dell’ultimo capolavoro del grande regista bolognese. Presenti anche giunta, vescovo e vicario

Pupi Avati: “Ferrara mi ha fatto innamorare del cinema”

di Redazione | 2 min

Leggi anche

Mazzette alla Motorizzazione. Trentotto scelgono l’abbreviato

Di nuovo in aula il processo per le presunte mazzette alla Motorizzazione Civile di Ferrara, scoperte dalla maxi-inchiesta Ghost Inspections grazie al lavoro degli uomini della Guardia di Finanza e della Polizia Stradale, dietro il coordinamento del pm Andrea Maggioni, titolare del fascicolo di indagine, che ha chiesto il rinvio a giudizio di 74 persone

di Cecilia Gallotta

“Bisogna parlare del male, in una società che si autoassolve continuamente”. E non poteva riuscirci meglio Pupi Avati, che ha fatto uscire l’intera sala del cinema Apollo con l’adrenalina ancora sulla pelle, dopo la prima de Il Signor Diavolo, ultimo capolavoro del grande regista bolognese, che ha scelto nuovamente il ferrarese, in una sorta di ritorno alle origini, per ambientare un’altra delle sue perle noir, dopo ‘La casa dalle finestre che ridono’ del ’76.

Un film che è riuscito a portare in sala, oltre a metà della giunta (presenti gli assessori Gulinelli, Maggi, Fornasini e Coletti) anche il vescovo monsignor Giancarlo Perego e il vicario Manservigi. Del resto è il cattolicissimo Veneto degli anni Cinquanta che fa da sfondo alle indagini sulla macabra vicenda dell’omicidio di Emilio, incarnazione del ‘signor diavolo’ e figlio della potente Clara Vesti Musy (interpretata magistralmente da Chiara Caselli) che assume per questo una posizione assai critica nei confronti della Chiesa, in bilico per non trasformare un agghiacciante caso di cronaca in un terremoto politico.

E’ anche un appello alla libertà quello di Avati, non solo dell’immaginazione, ma anche della religione: “alla libertà di poter portare un rosario in tasca – afferma il maestro, poco prima di estrarne uno dalla propria e mostrarlo alla stampa, dopo essersi dichiarato cattolico e praticante – senza che una società come quella odierna debba imporre o mettere a freno le credenze di ognuno”.

“C’era bisogno di un film di genere – spiega poi – che è sicuramente più longevo di altri, per forzare il blocco che sta avendo il cinema in questo momento. Così rinunciatario, così poco sfrontato, così ripiegato su sé stesso”. Un aggancio anche all’amarezza lasciata dalla recente scomparsa di Carlo Delle Piane, “al cui funerale, del cinema italiano non c’era nessuno, a parte me e mio fratello”.

Amarezza che lascia il posto alla gratitudine per Ferrara, la città “che mi ha fatto innamorare del cinema – afferma Avati -: Facevo il venditore di pesce surgelato quando venni a Ferrara – racconta – e dal furgone mi fermai, e vidi Florestano Vancini, quest’uomo in cappotto, che dirigeva Ferzetti e Gino Cervi nella scena finale de La lunga notte del ‘43. Un colpo di fulmine”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com