Lettere al Direttore
25 Agosto 2019

A proposito di Unife e caso Zauli

di Redazione | 3 min

Rettore, Università e trasparenza zero. Una vicenda che, lo confesso, mi inquieta.

L’Università di Ferrara non vuole che si conoscano le motivazioni che hanno portato la Commissione Etica ad archiviare la posizione del rettore Giorgio Zauli in merito ad alcune sue ricerche segnalate per contenere immagini e dati (presuntivamente) manipolati.

Daniele Oppo ha presentato a luglio una richiesta di accesso civico generalizzato (in base al cosiddetto Foia, Freedom of Information Act, la legge che tutela la libertà d’informazione e l’accesso agli atti amministrati) al responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza di Unife (il dott. Giuseppe Galvan) per ottenere una copia della decisione completa di motivazione, dei verbali delle sedute nelle quali si è discussa la questione (che ha richiesto 6 mesi di tempo per essere decisa) e degli eventuali pareri tecnici esterni richiesti dalla Commissione.

La richiesta è stata rigettata il 19 agosto con tre pagine di motivazioni firmate dalla responsabile della Ripartizione servizi direzionali e di coordinamento, la dottoressa Monica Campana.

Merita una particolare attenzione una parte della risposta sopra citata. In essa si afferma: “Si ricorda che l’art. 5 comma 2 del D. Lgs. 33/2013 prevede espressamente che l’accesso civico generalizzato abbia lo “scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche”. E qui la frase termina con un punto. Peccato che il suddetto comma in realtà continui con le seguenti parole: “e di promuovere la partecipazione al dibattito pubblico”.

Difficile credere che il riferimento al dibattito pubblico sia saltato per errore; è quindi lecito supporre che sia stato volutamente tralasciato. Se così è allora si è consapevolmente deciso di nascondere questo riferimento, a mio avviso decisivo in questa vicenda, al dibattito pubblico. Se la legge parla di “promuovere la partecipazione al dibattito pubblico” di seguito aggiungendo che “chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ecc.” non si capisce come sia giustificabile non rendere pubblico quanto meno il dispositivo di pronunciamento della Commissione etica. O si vuole andare contro la legge, impedendo – come di fatto avviene – il dibattito pubblico?

In merito a valutazioni complessive sull’intera vicenda sposo le riflessioni già pubblicamente manifestate da Ilaria Baraldi, aggiungendo che nel conflitto fra trasparenza e riservatezza non è possibile che ci si attesti al 100% di riservatezza con lo 0% di trasparenza, almeno rispetto all’argomento in questione; una tale situazione non è coniugabile con istituzioni civili, trasparenti e democratiche, con lo Stato di diritto. Nessuno vuole processare qualcuno fuori dai luoghi deputati, e sarebbe folle anche solo immaginarlo, ma qui è in causa un diritto alla trasparenza e alla conoscenza. Violare questo diritto è un pessimo segnale per la democrazia. Che per altro fornisce ulteriori strumenti di iniziativa che immagino verranno perseguiti. E forse più che di diritto alla trasparenza e alla conoscenza sarebbe opportuno parlare di diritto alla legalità.

Mario Zamorani
Coordinatore Gruppo +Europa di Ferrara

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