Lettere al Direttore
7 Agosto 2019

La situazione ecologico-ambientale al Gran Bosco della Mesola: servono chiarimenti

di Redazione | 3 min

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Prendendo spunto dagli articoli apparsi sulla stampa locale ferrarese e ravennate in questi giorni (problema daini, problema danni al Gran Bosco della Mesola, rinaturalizzazione Pineta Ramazzotti a Ravenna), in qualità di coordinatore dell’assemblea territoriale di CittadinanzAttiva Comacchio –Ferrara (che sta svolgendo monitoraggio in loco della situazione ecologica da oltre un anno, dando il proprio contributo anche alle attività di salvaguardia ambientale), mi siano consentite alcune osservazioni.

A. Problema daini. Si è notato che tali cervidi, dalle zone nord del Bosco di Volano, si stanno trasferendo nelle zone sud, limitrofe al Lido delle Nazioni e, passando per le zone arbustive della cosiddetta zona Puie, alle spalle di Lido Pomposa, si dirigono sempre più a sud: sono stati avvistati (e fotografati) due esemplari maschi lungo l’argine erboso sinistro del Canale Navigabile tra Valle Lepri e Comacchio.

B. Bosco di Volano. Come al Gran Bosco della Mesola, anche nel Bosco di Volano centinaia e centinaia di alberi di alto fusto sono caduti, per cui anche questo bosco merita una più consistente manutenzione forestale.

C. Scanno di Comacchio. Sull’arenile sono depositati non solo tronchi di albero ma anche “pali” di tutte le dimensioni provenienti dagli allevamenti di vongole della cosiddetta “Sacca di Goro”, senza contare i cartelli di delimitazione delle concessioni nonché le reti e le boe degli allevamenti di mitili. La zona risente, quindi, in caso di mareggiate e fortunali, di un “doppio” apporto di rifiuti: fiume-mare, da un lato, e “Sacca” dall’altro. L’attività di quest’ultima, sia pure molto importante, necessita di maggior controllo sugli “scarti” che direttamente o indirettamente riversa sullo “Scanno”. Nella punta nord dello Scanno sono scomparsi i cartelli provinciali di zona di ripopolamento e frega. Infine, nell’ultimo anno, l’estrazione di sabbia dallo Scanno di Comacchio è stata, forse, eccessiva; la spiaggia libera a nord del Cormorano, appare sotto “stress”.

D. Pineta demaniale Lido di Spina. Alle spalle del cosiddetto Lago Salato (oasi di Bellocchio n. 3), moltissimi tronchi di pino sono piegati a terra e l’area assomiglia alle zone alpine colpite dai fortunali dei mesi scorsi; anche quest’area necessita di consistenti interventi manutentivi.

E. Pineta di Bellocchio. Come noto, si tratta di una pineta demaniale che ricade nella provincia di Ravenna, alle spalle dell’Oasi di Bellocchio n. 1 e ad est della tenuta Orsi-Mangelli che si sviluppa dal canale Gobbino fino alla zona militare Foce-Reno, a sinistra del fiume omonimo. Pur essendo demaniale, tale Pineta sembra inaccessibile al pubblico. Le strade sterrate di accesso sono sbarrate dai reticolati dell’Azienda Faunistica Venatoria (“Orsi-Mangelli”?) o dal cancello di zona militare. Si ha l’impressione che gli interessi riconosciuti all’Azienda Faunistica Venatoria prevalgano sull’interesse pubblico di fruizione (controllata) dei beni demaniali.

F. Canale Gobbino. Il principale canale adduttore alle Valli è perennemente ostruito e non si comprende come possa incrementarsi la montata naturale degli avannotti nelle Valli. Anche l’accesso agli argini demaniali del Gobbino è impedito da numerosi ostacoli tra cui la rete e i fili spinati sul lato “Orsi-Mangelli” e il bilancione sul lato camping “Spina”. Tra l’altro, la foce ostruita del Gobbino è un’ottima cava di sabbia utile al ripascimento delle spiagge erose del litorale.

Giovanni Gelli

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