Economia e Lavoro
28 Luglio 2019
Sindacalisti controllano i lidi comacchiesi: "Zona critica ma lo sfruttamento ammazza il turismo"

Filcams Cgil scende in spiaggia per tutelare i lavoratori stagionali

di Redazione | 2 min

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La segreteria della Filcams Cgil Ferrara, assieme ai delegati e ad alcuni compagni di altre categorie tra cui Cristiano Zagatti, segretario generale della Cgil Ferrara, dalle 8 di sabato mattina ha battuto le spiagge dei lidi ferraresi allo scopo di intercettare i lavoratori del comparto turistico per consegnare loro un volantino che li informava dei loro diritti e della possibilità di richiedere la Naspi (“disoccupazione”) a fine stagione.

Un’occasione – quella offerta dall’iniziativa denominata “#Backstage. Il lavoro che non vedi vale” – per poter dare tutte le informazioni richieste e invitarli a rivolgersi alla Filcams Cgil: “Solo attraverso il rapporto con le lavoratrici e i lavoratori stagionali possiamo rappresentarli, possiamo misurare se quanto scritto nel protocollo firmato con l’amministrazione di Comacchio e le associazioni di rappresentanza datoriali del commercio sulla responsabilità sociale di impresa relativamente al lavoro stagionale del Distretto Turistico Nord, afferente ai lidi ferraresi, ha portato i risultati attesi. Se il protocollo sulla legalità sottoscritto in prefettura vale, o se per imprenditori senza scrupoli il prefetto è figura insignificante”.

Diversi sono stati gli interventi sindacali avviati sin dal 2014, in tema di qualificazione dell’offerta turistica nella chiave dello sviluppo eticamente sostenibile e di innalzamento del tasso di regolarità del lavoro, con la volontà di contrastare lo sfruttamento occupazionale e favorire le pari opportunità fra uomini e donne, scoraggiando la discriminazione di genere.

Altro aspetto imprescindibile di qualsiasi attività che la Filcams ritiene prioritario è la sicurezza sul lavoro e la tutela della salute dei lavoratori: “I turni devono essere equi e devono rispettare le norme contenute nel D. Lgs 81/08, si possono lavorare al massimo 6 giorni alla settimana e con un riposo compreso tra l’ultimo turno e quello successivo di almeno 11 ore; non è obbligo del lavoratore svolgere attività, anche se espressamente richieste dal datore, che costituiscano un rischio per la persona come ad esempio spostare carichi pericolosi, troppo pesanti o con attrezzature non idonee”.

“In questa zona geografica particolarmente critica e in un comparto che amplifica gli elementi di precarietà del lavoro, scarsa professionalizzazione e presenza diffusa di lavoro irregolare è fondamentale informare le lavoratrici che fanno la “stagione” con la speranza che la consapevolezza dei loro diritti li aiuti ad esigere rispetto e adeguata retribuzione – chiosano i sindacalisti -. La qualità dell’offerta turistica passa anche dalla qualità del lavoro. Lo sfruttamento ammazza il turismo”.

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