Lettere al Direttore
22 Luglio 2019

La lettera di don Bedin a Naomo Lodi

di Redazione | 3 min

Carissimo Vicesindaco,

  ti scrivo dopo averti visto, mercoledì scorso, parlare con tanta delicatezza e capacità di mediazione con gli abitanti di via Ginestra che erano preoccupati per l’arrivo eventuale nella Comunità Casa di Stefano al n 9 di alcune famiglie Sinte provenienti dal Campo di via delle Bonifiche che intendi chiudere al più presto.

Certo non eri più l’ardimentoso e irruento agitatore che nell’inverno scorso, anche a Formignana, protestavi per l’arrivo di pochi profughi in una casa di una mia associazione. Le rassicurazioni che, sia la Prefettura che il Comune cercavano di darti non bastavano: non li vogliamo e basta! Gridavi, col tuo megafono di fronte ad un gruppo di carabinieri schierati…

Se hai seminato questo seme di intolleranza perché pretendi che i cittadini, che magari ti hanno anche votato proprio per i tuoi slogan contro l’accoglienza ti possano credere quando sussurri: – ma no, non vi preoccupate, si tratta di una sola famiglia e poi saranno custoditi e inseriti…

Tu forse non ricordi, ma anche tu sei stato vittima di picchettaggi e manifestazioni conto l’accoglienza. Quando tu, la tua fidanzata di allora e un’altra attuale Assessore con la sua famiglia e tanti altri migranti e poveri eravate ospiti di Viale K ( giorni drammatici e felici), il comitato “mille firme” supportato dal Sen Balboni faceva sit-in di fronte la parrocchia di krasnodar. Sono contento di non aver ceduto di un millimetro allora anche perché ora fate parte della Giunta con il figlio di Balboni. E’ un peccato morire: la realtà supera di gran lunga la fantasia!

Ma, tornando ai Sinti, sono molto contento che l’Amministrazione Comunale voglia, prima cosa in assoluto, ricollocare le famiglie in luoghi più adatti e ci siamo resi disponibili alla collaborazione (capisci che con le premesse sopra citate potevamo rispondere con un bel arrangiatevi!).

Stiamo lavorando insieme per trovare delle soluzioni idonee e stai scoprendo che le cose sono più complicate di quello che sembrava: sono cittadini italiani, hanno la residenza, hanno figli piccoli e altri che vanno a scuola, ci sono persone con disabilità, altri sono in carcere e sai anche che senza un lavoro da proporre loro si resta nel puro assistenzialismo… e che anche le case mobili e le ‘campine’ non si possono spostare e piazzare dove si vuole senza una serie di permessi di cui è titolare il Comune stesso… per non parlare della difficoltà di far accettare questi nuclei dai residenti viciniori. Insomma il progetto è bello ma ci vuole tempo e spazi adatti.

Ma tu continui a dire alla stampa che entro luglio bisogna sgomberare. Se non capisco male si sta profilando uno sgombero e una collocazione provvisoria in attesa di soluzioni definitive. Se è così si impone loro un doppio trasloco e altre incertezze e disagi. Non è meglio pulire e mettere in sicurezza in maniera essenziale l’area del campo e poi sfilare una alla volta le famiglie collocandole in luoghi adatti? Abbiamo insieme verificato con loro il desiderio di andarsene e di collaborare.

Per esempio la Protezione Civile e qualche nostro volontario, insieme ai residenti Sinti, non ci metterebbero molto a falciare l’erba, svuotare le vasche biologiche, ripulire gli spazi e mettere in sicurezza le prese elettriche, gli scarichi e il gas… E’ molto più oneroso, anche economicamente, trasferire provvisoriamente le strutture ( e dove?) e poi riposizionarle daccapo. Infine dal punto di vista del ‘ritorno d’ immagine’: vuoi mettere il vantaggio del passaggio dal Megafono al ragionare politico, dal Martello Pneumatico alla Cazzuola di chi vuol costruire la ‘ nuova città’.

Tuo don Domenico

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