La movida rimane sempre la stessa, con i giovani universitari e il divertimento a oltranza da una parte e le comprensibili proteste dei residenti dall’altra. In mezzo ci sono le amministrazioni che si avvicendano e che tentano, a modo loro, di risolvere i problemi con più o meno successo.
E a lato di tutto questo c’è chi riesce a pensare oggi l’opposto di quello pensava qualche anno fa.
È il caso di Michele Lecci, in campagna elettorale addetto alla comunicazione di Alan Fabbri, noto alle cronache come l’organizzatore degli shitstorming leghisti (per chi si fosse perso qualche puntata, “shitstorming”, come spiegò lo stesso Lecci, è una tempesta virtuale di m***a, fatta di insulti e offese, da scagliare sui social contro l’oppositore di turno o contro il giornale o giornalista non allineato).
Oggi Lecci è allineato con l’azione della giunta, che vede Nicola Naomo Lodi redarguire i giovani della movida, invitandoli a trasferirsi altrove dopo una certa ora, per non creare disagi ai residenti e non contribuire al degrado.
Eppure, quando scoppiò il primo caso di movida (dopo le accuse di “postribolo a cielo aperto” scagliate dall’allora vescovo Luigi Negri), Lecci la pensava in maniera alquanto differente. Dalla parte del divertimento degli universitari c’era anche un giovanissimo Alessandro Balboni, oggi assessore all’università, che aveva organizzato la “Postribolo Night”, per convincere l’allora amministrazione di centrosinistra a non trasferire altrove e non interferire troppo nei ritrovi studenteschi del mercoledì.
Era il luglio del 2013. Sulla pagina facebook dell’evento ecco cosa scriveva l’allora studente Lecci: “io opterei per la costituzione di un piano per il mercoledì universitario da presentare in comune. Non ci sono bagni pubblici, cestini, bidoni, panchine e si lamentano perché si lasciano le cose a terra e urinano per strada. E sono convinto e qui mi gioco le palle, che se io andassi oggi a chiedere di mettere almeno 3 bagni chimici in un luogo meno in vista da non deturpare l’estetica della piazza, mi direbbero no, non ci sono soldi”.
All’incirca la stessa risposta che si sentono dire oggi gli studenti di piazza Verdi. Ma andiamo oltre. Lecci oggi – dopo la vittoriosa campagna elettorale di Alan Fabbri – promette che “non vedo l’ora di iniziare a lavorare per la città che mi ha adottato e regalato tante soddisfazioni”, sei anni fa la pensava differentemente.
Ecco infatti il suo pensiero quando stava dalla parte opposta. “I giovani non sono ben accetti in questa città – accusava – ed io non sogno altro che la nostra fuga di massa in modo da costringere tutti questi residenti e altri bacchettoni a tornare alle zappe e alla campagna, così impareranno a capire che la loro spicciola economia si basa solo su fuori-sede e universitari. Poi piagnucoleranno davanti al sagrato a braccetto con Negri perché non avranno più introiti e non potranno più indossare le loro giacche e cravatte che ostentano sempre con superiorità”.
Un inno, insomma, alla nuova delega alla civiltà ferrarese…
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