Attualità
9 Luglio 2019
Oggi, 9 luglio, i legali ferraresi si asterranno dalle udienze penali per chiedere soluzioni al governo sui problemi delle carceri

Gli avvocati ferraresi ‘scioperano’ per i diritti dei detenuti

di Redazione | 4 min

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Il carcere di via Arginone

Gli avvocati ferraresi in ‘sciopero’ per protestare contro le condizioni dei detenuti nelle carceri italiane. Ad annunciarlo è la Camera Penale di Ferrara presieduta dall’avvocato Pasquale Longobucco, che annuncia l’adesione “all’astensione dalle udienze penali e da ogni attività giudiziaria nel settore penale, con esclusione dei processi con imputati detenuti in custodia cautelare, proclamata dalla Unione Camere Penali Italiane per la giornata del 9 luglio”.

“Scopo dell’astensione – spiga la Camera Penale – e quello di puntare, è il caso di dirlo, per l’ennesima volta i riflettori sulla situazione carceraria in Italia, invitando in primis il Governo a prendere coscienza e conoscenza della reale portata del problema. L’esecuzione penale in Italia ha oramai imboccato un vero e proprio vicolo cieco, ove le violazioni dei diritti umani sono quotidiane. L’atteggiamento dell’attuale Governo appare confuso e distruttivo sui temi della detenzione, destando, pertanto allarme e preoccupazione, perché in totale contrasto con i principi costituzionali e con le più elementari regole di un Paese civile”.

Secondo i rappresentanti della Camera penale ferrarese, “in nome di una idea sgrammaticata di “certezza della pena”, si insegue un consenso popolare costruito sulla sollecitazione delle emotività più rozze e violente della pubblica opinione: il detenuto “marcisca in carcere”. Una visione “carcero-centrica” che si pone in netta antitesi con il dettato contenuto in Costituzione, che non certo a caso fa riferimento alle “pene” (art. 27) e non alla “pena”: dunque non solo carcere, ma anche altre sanzioni e misure che possano responsabilizzare il condannato in un percorso punitivo-rieducativo che consenta il suo recupero. La Riforma dell’Ordinamento Penitenziario, chiesta dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con la sentenza “pilota-Torreggiani” dell’8 gennaio 2013, dopo l’irresponsabile battuta d’arresto causata dal precedente Governo, è stata definitivamente affossata dall’attuale maggioranza. I Decreti Legislativi emanati hanno reso operativa solo una minima parte del lavoro delle Commissioni Ministeriali chiamate ad indicare percorsi di modernizzazione del sistema detentivo. E quel poco che è rimasto non potrà trovare concreta applicazione perché non si è intervenuti per eliminare la cronicità del sovraffollamento”.

È per questo che “i dati statistici del Ministero della Giustizia ci rendono un quadro impietoso. La quasi totalità degli istituti penitenziari presenta un sovraffollamento oltre il livello di guardia. La media nazionale, in continuo aumento, sfiora il 130%. Non è esente dalla situazione attuale la Casa Circondariale di Ferrara, dove i numeri sono tornati a salire: ad oggi vi sono 355 detenuti a fronte di una capienza di 244, con un capienza tollerabile di 464. Un solo medico di base ogni 315 detenuti invece di un medico ogni 150. Piante organiche del tutto insufficienti con solo 930 assistenti sociali e 999 educatori per circa 60.000 detenuti. Sono cifre allarmanti che denunciano la materiale impossibilità di assicurare quel trattamento individualizzato che deve consentire il reinserimento sociale del condannato”.

E secondo la Camera Penale, le soluzioni prospettate dal governo rischiano di non migliorare la situazione: “Quanto viene annunciato sia dal Ministro della Giustizia che dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nelle loro linee programmatiche e nei loro interventi pubblici – più carcere, meno misure alternative – è dunque contrario al percorso di riforma che si era intrapreso e che ci veniva chiesta dall’Europa. Inoltre, la proposta sbandierata della costruzione di nuove carceri, come risposta al sovraffollamento, non solo è ideologicamente errata, ma certamente non è attuabile in tempi brevi. Essa, infatti, necessita di risorse enormi che notoriamente non ci sono e soprattutto non risulta nemmeno genericamente abbozzata dal Governo”.

Nel 2018 nelle carceri italiane sono morti 148 detenuti, tra questi ben 67 suicidi. Nel 2019, ad oggi, 60 morti, tra questi 20 suicidi. La media è quella di un decesso ogni tre giorni. “L’assistenza sanitaria è negata quasi dovunque – proseguono i rappresentanti della Camera Penale ferrarese – e per i ricoveri urgenti in ospedale spesso non vi è possibilità di effettuare le traduzioni. La forzata convivenza di più persone in piccoli ambienti umidi, malsani, in pessime condizioni igieniche, alimenta virus e malattie, che con l’attuale caldo estivo trovano ulteriore possibilità di propagarsi mentre il Dap si preoccupa di diramare una circolare sull’uso della televisione (7 ore per notte), che tuteli la quiete negli istituti penitenziari per incentivare “salubri ritmi sonno-veglia”. Se la pena deve consistere quasi esclusivamente nella perdita o nella drastica riduzione della libertà, essa non può certo pregiudicare la dignità, il diritto alla salute ed il diritto alla vita del detenuto, quale che sia la gravità del delitto commesso, come ribadito di recente dalla sentenza “Viola c. Italia” della Cedu sull’abnormità dell’ergastolo ostativo”.

“In una situazione così come descritta – conclude la Camera Penale – occorre con prepotente urgenza metter mano ad una serie di iniziative in grado di umanizzare la pena e di riportare l’esecuzione penale nella legalità costituzionale come ci viene richiesto anche dalle giurisdizioni sovranazionali”.

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