Attualità
7 Luglio 2019
Nel suo 25° compleanno l'associazione unìmanitaria ha inteso ripercorrere le sue principali attività nei diversi teatri di guerra nel mondo

Emergency Days: “La religione è la causa della mancata pacificazione in Afghanistan”

di Redazione | 3 min

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È stato molto partecipato l’incontro, nell’ambito degli Emergency Days in corso di svolgimento a Factory Grisù, che, ricordando il venticinquesimo compleanno dell’associazione umanitaria, ha inteso ripercorrere le sue principali attività nei diversi teatri di guerra nel mondo.

A parlarne, oltre alla presidente di Emergency, Rossella Miccio, anche i giornalisti Laura Cappon (Raitre), Sabika Shah Povia (freelance e blogger) e Alice Pistolesi (freelance) e il giovane tecnico radiologo ferrarese, impegnato con Emergency a Kabul, Giacomo Mazza. A moderare l’incontro Giampaolo Musumeci, storyteller , giornalista freelance, filmmaker e fotografo.

In questi 25 anni, Emergency ha dovuto misurarsi tra guerre e conseguenti emergenze umanitarie, oltre al fenomeno migratorio.

Emergency, in Afghanistan ad esempio, lo scorso anno, ha curato oltre 588mila persone. In Italia è stata accanto a chi non ha più i mezzi per curarsi, a chi è costretto a fuggire dal proprio Paese a causa di miseria e povertà.

Nel frattempo le spese militari mondiali hanno superato il muro dei 1.700 miliardi di dollari, rappresentano il 2,3% del Pil mondiale. In Italia la spesa militare complessiva sale, nel 2018, a 25 miliardi. “La nostra presenza in Afghanistan – sottolinea Rossella Miccio – non sta deresponsabilizzando il governo locale ad occuparsi della salute dei suoi cittadini, anzi, rappresenta uno stimolo in più per il governo locale per dotarsi di strutture e di organizzazione in grado di reggere il Paese di una sanità pubblica. In questi anni siamo anche riusciti a convincere i governanti a destinare fondi in questo ambito per garantire sempre più la gratuità delle cure per i cittadini”.

Ma l’Afghanistan resta ancora un teatro di guerra e fatica a stabilizzarsi. “Per chi come me opera in paesi come l’Afghanistan non esiste una giornata tipo – rivela Giacomo Mazza -. La sanità resta un miraggio e spesso arrivano in ospedale persone che giungono da centinaia di chilometri di distanza stremate e con patologie o ferite aggravate dal viaggio e dalla mancanza di tempestività nella cura”.

La colpa della mancata pacificazione dell’Afghanistan la si deve ricercare nell’ambito religioso secondo Laura Cappon. “La mancata pacificazione del Paese è da ricercare nella spaccatura religiosa, una spaccatura mai sanata in questi vent’anni. Finché l’aspetto civile non prevarrà su quello religioso non si avrà mai pace in quel contesto, come in molti altri”.

La guerre civili in Afghanistan, come in Siria e in molti altri teatri del Medioriente causano in parte i flussi migratori che negli scorsi anni hanno messo in emergenza l’Europa. “Il giornalismo sbaglia quando ancora oggi parla di emergenza migratoria: 2-3mila ingressi l’anno non sono più una emergenza, i 300mila di tre anni fa lo erano – spiega Sabika Shah Povia -. Ma l’opinione pubblica europea continua a viverla come una emergenza fomentata dai politici populisti come Salvini che hanno costruito la loro fortuna politica su questo tema. Le persone poi non hanno più voglia di documentarsi e difficilmente stanno ad ascoltarti se tu porti dati che smentiscono le tesi dei politici populisti”.

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