Jolanda
17 Maggio 2019
La consigliera di opposizione uscente decifra l'ultima delibera della Corte dei Conti: "Sull'orlo del dissesto per la pessima gestione Trombin"

Jolanda in predissesto, Pezzoli: “Nulla di positivo nei 3 milioni di euro di debito”

di Redazione | 3 min

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Jolanda. “Non c’è nulla di positivo nel fatto che i cittadini dovranno ripagare quasi 3 milioni di euro di disavanzo nei prossimi 15 anni”. Lo afferma Elisabetta Pezzoli, consigliere di opposizione uscente che interviene a pochi giorni dalla conclusione del mandato suo e della maggioranza di Elisa Trombin, il sindaco jolandino che nelle ultime ore ha commentato la pubblicazione di una delibera della Corte dei Conti che affronta e ripercorre il problema chiamato ‘predissesto’.

“Fatico sinceramente a cogliere motivi di vanto in quell’atto, che dice come le cause principali che hanno determinato il predissesto risiedono in una reiterazione nel tempo di errori e irregolarità contabili che hanno condotto il Comune ad accumulare il predetto disavanzo e che hanno generato – commenta Pezzoli – a cascata, negli anni, un aggravamento degli equilibri finanziari dell’Ente fino a determinare il mancato rispetto del Patto di stabilità nel 2013 e nel 2015”.

“Tali irregolarità – ricorda – sono state oggetto di rilievi e censure a più riprese della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti, intervenuta con cinque diverse deliberazioni dal 2012 ad oggi”. L’ultima, pubblicata pochissimi giorni fa, “ripercorre l’azione amministrativa della giunta Trombin, che ci ha condotto al predissesto. Contrariamente a quanto afferma il sindaco, nelle 91 pagine di quella deliberazione non si ravvisa nessun aspetto positivo: testimoniano la pessima gestione pubblica e l’intero iter seguito dalla Corte, dalle prime verifiche fino alla dichiarazione di non conformità del Piano di Riequilibrio del Ministero dell’interno”.

In particolare la Corte – dopo aver riconosciuto il buon lavoro svolto dal Revisore Grazia Zeppa e dalla responsabile del settore finanziario comunale Cristina Zandonini (loro hanno predisposto il piano di predissesto) – ha elencato tutte le criticità e le prescrizioni ferree alle quali dovrà attenersi l’ente, dichiarando che il Comune sarà “tenuto ad assicurare, con i proventi della relativa tariffa, la copertura integrale dei costi della gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani e del servizio acquedotto”.

“Questo – sottolinea Pezzoli – significa che saranno i cittadini a pagare. Ovviamente tale progetto dovrà essere rispettato, ma la stessa Corte dei Conti nutre forti perplessità anche perché nell’esposizione fa riferimento ad ‘inesatte rappresentazioni della realtà di fatto da parte degli organi del Comune’ e attesta ‘la genericità ed il basso contenuto informativo del Piano di riequilibrio predisposto, nonché le evidenti difficoltà incontrate dall’Ente nell’avviarlo, causate dal grande disordine amministrativo che oggettivamente caratterizza da anni la gestione del Comune stesso’”. Inoltre, la Corte esprime le proprie perplessità circa “la possibilità che il Comune riesca effettivamente a riequilibrare la propria gestione economica finanziaria, non sussistendo, allo stato, sufficienti motivazioni per negare all’amministrazione la possibilità di intraprendere il richiesto percorso di risanamento, in quanto confermato, sia pure in teoria, come praticabile dall’esposta analisi contabile”.

Il Piano dunque “sarà in grado di produrre i risultati attesi – secondo la Corte dei Conti – a condizione che l’amministrazione riesca a realizzare compiutamente il maggior numero possibile delle iniziative deliberate”. L’organo di controllo potrà comunque ne dichiarare il temuto ‘dissesto’ nei prossimi mesi, se l’attività di vigilanza semestrale e l’attività con supervisione con la Procura della Corte dei Conti non recepirà segnali rassicuranti.

“Ci tengo a sottolineare – conclude Pezzoli – che la stessa Sezione, oltre che per eventuali danni erariali che potrebbero riverberarsi sull’Ente, fa riferimento al fatto che in determinate circostanze potrebbe configurarsi la responsabilità di coloro che hanno sottoscritto i contratti amministrativi (ad esempio la Corte cita l’architetto Francesco Alberti), e di coloro che vi hanno consentito firmando i mandati di spesa (il responsabile del servizio finanziario), ma anche del sindaco (che a più riprese nelle audizioni ha fatto cenno ai contenuti specifici della convenzione) e pure dello stesso segretario comunale che, nonostante il contenuto precettivo della norma, ha consentito la conclusione del contratto in forma irrituale, accettandone la eventuale nullità, e ha autenticato la copia dei contratti”.

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