Attualità
16 Maggio 2019
Mariangela Pappadà entra nel team Unife che lavora su una ricerca innovativa sostenuta da Acaref e Aisa

Una nuova “guerriera” per vincere la battaglia contro l’atassia

di Redazione | 2 min

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Giampietro Domenicali, Olga Bortolini, Peggy Marconi, Mariangela Pappadà, Francesca Salvatori e Cesare Barioni

“La ricerca scientifica è un lavoro che richiede costanza, impegno, risorse continue e un team di ricercatori che lavora in stretta collaborazione. Ognuno di loro può dare un contributo personale, spesso significativo”. Parola di Silvio Sivieri, presidente della Fondazione Acaref di Ferrara.

Per questo motivo “abbiamo deciso non solo di continuare a sostenere la ricerca per sconfiggere l’atassia spinocerebellare di tipo I (Sca1), ma abbiamo pensato che lo stesso promettente approccio potrebbe essere applicato a un’altra forma di atassia (Sca2) e abbiamo chiesto alla dottpressa Mariangela Pappadà di unirsi al team di ricerca dell’Università di Ferrara”.

Grazie anche al contributo di Aisa Lombardia (Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi atassiche) cresce dunque il team di ricerca e l’impegno della Fondazione nel sostenere la ricerca scientifica – iniziata nel 2016 presso i laboratori del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche di Unife – per una malattia genetica fortemente invalidante e incurabile.

In questa prima fase Pappadà lavorerà a stretto contatto con le altre componenti del gruppo di ricerca, la professoressa Peggy Marconi e la dottoressa Francesca Salvatori, al fine di accelerare il progetto di ricerca e iniziare lo studio sulla Sca2. Obiettivo dei prossimi anni è quello di bloccare le due forme di atassia e trovare una cura definitiva, grazie a un approccio scientifico innovativo e molto promettente.

“Attualmente – spiega Mariangela Pappadà – le mie colleghe stanno lavorando costantemente sulle cellule epiteliali raccolte attraverso il prelievo dei tessuti effettuato su pazienti con Sca1 nel 2018, al fine di individuare la strategia terapeutica migliore e delineare gli step successivi. E devo dire che si stanno avendo i primi risultati di correzione del danno genetico.

Il passo successivo sarà una terapia personalizzata, che prevede il silenziamento del gene malato, lasciando intatto e funzionante quello sano. Tutte queste strategie terapeutiche possono essere utilizzate anche per il trattamento dell’Atassia Spinocerebellare di tipo II (Sca2), in cui il gene coinvolto presenta lo stesso tipo di mutazione genetica riscontrabile nella Sca1 e su questo mi impegnerò nei prossimi mesi”.

In occasione della conferenza “Porte Aperte sulla Ricerca” che si terrà venerdì 5 luglio presso i laboratori dell’Università di Ferrara (via Fossato di Mortara 70), il team di ricerca presenterà i primi risultati raggiunti e le prospettive future. In tale occasione – come spiegato dal coordinatore della Fondazione Acaref Giampietro Domenicali, dalla professoressa Olga Bortolini e dal collaboratore Cesare Barioni – si potranno visitare i laboratori di ricerca e conoscere da vicino chi sta lavorando a questo importante e ambizioso progetto.

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