Sono finiti in discarica 6 tonnellate di reti, barche, gommoni, carrelli e altri attrezzi utilizzati dai pescatori di frodo, in gran parte provenienti dalla Romania e precisamente dal distretto di Tulcea, chiamati Lipoveni.
Il materiale smaltito è frutto dell’attività di contrasto al bracconaggio per mano della polizia provinciale di Ferrara negli ultimi cinque anni.
“Un’attività intensa, quasi sempre notturna – puntualizza il comandante Claudio Castagnoli – tesa a contrastare l’illegalità della pesca di frodo, che continua a depredare i corsi d’acqua e a causare danni ambientali”.
Ci sono voluti due camion della Provincia e uno del Consorzio Bonifica Renana per contenere tutto il materiale che è stato portato alla discarica di Area Impianti a Jolanda di Savoia.
“Per renderci conto – continua il comandante Castagnoli – stiamo parlando di oltre 50 km di reti, cioè la distanza fra Codigoro e Ferrara, sequestrati o recuperati in questi anni di costante e continuo contrasto al bracconaggio, nonostante il numero di agenti in dotazione alla polizia provinciale di Ferrara sia ben al di sotto delle esigenze di un territorio percorso da 4mila chilometri di canali”.
Oltre ad Area, che ha collaborato per lo smaltimento dell’ingente materiale, Claudio Castagnoli rivolge poi un ringraziamento anche a Clara, la società che gestisce la raccolta rifiuti in 19 dei 21 comuni del territorio ferrarese, “per quell’attività – ricorda – di sensibilizzazione ambientale che stiamo portando avanti da anni; un percorso per il rispetto dell’ambiente che coinvolge anche la pesca, perché nei canali purtroppo finiscono anche rifiuti di ogni genere”. “Non è la vittoria finale – conclude – ma è un bel segnale a chi non rispetta le regole e cattura i pesci in modo spregiudicato, anche con l’uso di elettrostorditori, oppure impiegando fitosanitari e trasportandolo spesso in spregio a ogni norma igienica”.
Il risultato messo a segno dalla polizia provinciale di Ferrara è anche frutto della consolidata collaborazione con Carabinieri, cittadini e pescatori sportivi, anch’essi sentinelle dei corsi d’acqua che con le loro segnalazioni hanno permesso numerose azioni di recupero materiale e di liberare in acqua il pesce catturato illegalmente.
Il valore stimabile del materiale smaltito in discarica si aggira sui 20mila euro e si è preferito lo smaltimento alla vendita per evitare che fosse riacquistato dagli stessi bracconieri utilizzando dei prestanomi.
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