C’è forse da ridere qui a Ferrara se si ascoltano gli slogan propagandistici dei candidati dell’amministrazione “scadente”.
Nella loro autoreferenzialità altro non possono fare se non provocare il riso, seppur amaro, nei cittadini che constatano quanto sia diversa la situazione reale da quella che vogliono far credere.
Un esempio per tutti: il piazzale della stazione per chi si appresta a visitare la città.
Il suo biglietto da visita è rappresentato da una sterminata distesa di biciclette, o parti di esse, accatastate disordinatamente una addosso all’altra, senza alcun riparo, insieme a telai distrutti, ruote arrugginite, selle e pedali sparsi qua e là. Davvero una mesta rappresentazione di una città che questo mezzo di locomozione ha elevato a simbolo.
Volgendo lo sguardo a sinistra, in direzione dei Servizi Postali, si scorge un’ampia area comunale libera, già parzialmente coperta, che potrebbe rappresentare la razionale soluzione del problema, mentre invece è tenuta rigorosamente recintata per consentire alle erbe infestanti, come succede per tante altre aree pubbliche, di coprire i buchi della pavimentazione e nascondere le rastrelliere a suo tempo installate a spese dei contribuenti.
Perchè impedire a chi ne ha necessità di usufruire di uno spazio pubblico per ricoverare in modo ordinato e protetto la propria bicicletta?
Il beneficio sarebbe duplice: un servizio offerto ai cittadini per custodire il proprio mezzo e nel contempo la possibilità di liberare lo spiazzo di ingresso alla Stazione, magari abbellito con una fontana o un’aiuola fiorita.
Basterebbe un po’ di buonsenso, ma pare proprio che questo non sia più di casa in quella che da “città delle biciclette” rischia di diventare “cittá delle barzellette”.
Francesca Savini, candidata Lega al Consiglio Comunale di Ferrara
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