Politica
2 Maggio 2019
Rete CambiaVento si prepara al presidio in concomitanza con la visita del vicepremier: "Niente di nuovo all’ombra dell’intolleranza"

La “Ferrara antifascista e solidale” contro Salvini: “Così non si risolve il degrado”

di Redazione | 3 min

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L’immagine usata per promuovere il presidio sui social

“Le città sicure le fanno le persone libere: il 3 maggio in piazza contro Salvini”. Arriva e forte e chiaro il messaggio delle Rete Cambiavento che, nell’annunciare il presidio “Ferrara vs Salvini” in concomitanza con la visita del vicepremier leghista in zona Gad, si rivolge alla “Ferrara antifascista e solidale che non si piega alla logica dei personaggi forti contro i deboli”.

Mentre il ministro dell’Interno terrà il suo comizio nel piazzale Giordano Bruno, gli attivisti antisalviniani – che invitano a partecipare tutt*, dai partiti alle associazioni di volontariato, dai sindacati a qualsiasi individualità – si ritroveranno alle 15.30 in piazza Sacrati da dove partirà il corteo, per terminare con una lezione aperta tenuta da Girolamo de Michele.

Anpi Cento, Associazione Primo Moroni – Nuova Casa del Popolo di Ponticelli, Gad – Gruppo anti discriminazioni Ferrara, Link Studenti Indipendenti Ferrara, Non Una Di Meno Ferrara, Partito Comunista Italiano, Partito della Rifondazione Comunista, Potere al Popolo Ferrara, Sinistra per Ferrara e Unione Sindacale di base – che hanno subito aderito all’iniziativa – assicurano di avere “49 milioni di motivi per dissentire da chi giunge a Ferrara pretendendo di ‘mettere ordine’. 49 milioni di motivi che nessuno potrà mai sottrarci indebitamente”.

“Convinzioni radicate e condivise: non si possono criminalizzare la solidarietà, la migrazione, il dissenso di chi si oppone a questa deriva securitaria e xenofoba – scrivono i promotori della manifestazione -. Non accettiamo l’arroganza di chi, avendo un ruolo istituzionale di prim’ordine, si permette invece di utilizzarlo al solo scopo elettorale. E invece di adoperarsi per ridurre la marginalità sociale, la precarietà del lavoro e delle esistenze di tutt* soffia sulle braci delle insicurezze per poi presentare come unica soluzione la legittima difesa e la chiusura dei porti”.

Eppure “Salvini ha trovato il terreno già opportunamente fertile – commenta la Rete CambiaVento -. Nessun cambiamento (tanto proclamato) e nessuna discontinuità con le politiche degli ultimi anni. A partire dalla legge Minniti-Orlando che ha portato i modi di repressione, fino al 2017 sperimentati nelle curve degli stadi, direttamente nelle piazze e nelle zone rosse della città. Il Decreto Sicurezza inasprisce quelle misure permettendo ai prefetti di scavalcare le istituzioni locali. ed ecco che in nome del decoro ci si può liberare di indesiderat* e limitarne la libertà personale e di circolazione, sancite dalla Costituzione e dalla Carta dei Diritti dell’Uomo, giocando la carta del Daspo urbano”.

Così “le zone rosse (a loro volta già conosciute a Genova e in Val Susa) garantiscono porzioni di città in cui la pacificazione è solo di facciata, e il “degrado” urbano, ben lungi dall’essere risolto, viene solo ulteriormente messo ai margini”.

“L’obiettivo è purtroppo chiaro – commentano gli attivisti -: preservare la purezza della città vetrina, svuotando e desertificando gli spazi pubblici, liberandoli di quelle soggettività indesiderate, definite a priori come pericolose. Pericolosità che non deriva neppure da una qualche condanna, penale o amministrativa, ma dalla semplice denuncia e dalla presunzione di colpevolezza”.

Secondo i contestatori di Salvini, “la confusione tra “sicurezza” e “decoro” rende possibile costruire una strumentale polarizzazione tra cittadin* “perbene” e un insieme indefinito di disturbator* dell’ordine. Invece di offrire soluzioni ai bisogni reali di chi vive le città e le periferie. Oggi è già così, domani la criminalizzazione potrebbe estendersi per esempio a tutte quelle persone che dimostrano di non adattarsi all’idea di individuo e famiglia proposta dal recente Congresso Mondiale di Verona”.

“Niente di nuovo all’ombra dell’intolleranza” chiosano gli antisalviniani, “fermamente convint* che l’unico ordine da ristabilire sia quello di mettere al centro il diritto di autodeterminarsi e definirsi, di circolare, autorganizzarsi e a vivere gli spazi in maniera solidale e condivisa; garantendo accesso, oltre che ai diritti, anche ai saperi, al servizi e al lavoro”. Richieste che verranno urlate forte e chiaro in un “momento di informazione e rifiuto aperto di tutte le soggettività che si oppongono alla deriva qualunquista e destroide della nostra società”.

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