Politica
19 Aprile 2019
Incontro nella sede di via Bologna per discutere di scuola con i candidati del mondo dell'insegnamento. I dem: "Mettiamo in rete quanto già si fa e rendiamoci riconoscibili in un sistema globale e cittadino. Il bullismo antisemita non si sconfigge con la sola gita ad Auschwitz"

In un confronto di settore il Pd propone “un’identità” alle scuole ferraresi

di Redazione | 3 min

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Sentire i diretti interessati per formulare proposte sul mondo della scuola in vista delle amministrative, partendo comunque da un’idea ‘identitaria’ e ‘di città’, “dove la scuola sia parte della città e la città una parte del mondo della scuola perché Ferrara sia la città dell’educazione e per l’educazione dei nostri ragazzi”. Sono state queste le premesse che hanno portato il Pd, con l’assessore all’istruzione Cristina Corazzari e alcuni candidati del centrosinistra nelle liste collegate ad Aldo Modonesi, a cercare giovedì pomeriggio nella sede del partito di via Bologna un dialogo con insegnanti, genitori e l’occasionale studente.

A partecipare all’evento erano, alla fine, in una trentina. E poco è stato svelato, in vista anche dell’evento che la campagna di Modonesi ha previsto per venerdì proprio per focalizzarsi sul tema, anche se negli interventi di Anna Chiappini — docente “da una vita” al liceo Roiti —, Cinzia Romagnoli — docente in un istituto professionale di Bologna dopo un avvio di carriera a Ferrara e provincia — e Davide Nanni — anche lui alle superiori ma come insegnante di sostegno “in via di stabilizzazione” — si può comunque percepire l’idea del taglio che il centrosinistra vuole proporre alla città nei prossimi cinque anni se continuerà l’esperienza amministrativa.

“Vogliamo costruire un’identità, con una scuola che faccia parte della città e che la città senta come sua”, ha esordito quindi Corazzari, “anche se il compito non è facile ma importantissimo”. “Ci sono molte cose che un Comune può fare, anche parlando di superiori, perché le scuole hanno moltissimi bisogni”, le fa eco Romagnoli trovando d’accordo anche Chiappini soprattutto sulla possibilità di “condividere e valorizzare quanto già si fa”.

“Partiamo dall’esempio del bambino delle medie che ha bullizzato un compagno perché di religione diversa”, continua quindi Cinzia Romagnoli: “Un episodio del genere chiama tutti noi come comunità, non solo come ambiente naturale dei ragazzi ma anche come società. Avere un’identità di città significa non abbandonarli nel percorso. La nostra idea ad esempio è quella di fornire un supporto emotivo in modo strutturale, soprattutto considerando che in molti posti con l’ingresso alle medie da questo punto visto si entra in un buco nero. Il Comune può offrire costi di educazione emotiva che sono anche di cittadinanza: non possiamo risolvere questi episodi con la sola gita ad Auschwitz e il ricordo nella giornata della memoria, serve un’azione continuativa”.

“Sarebbe importante anche mettere in rete le esperienze che già ci sono”, prosegue poi Nanni, “perché qui vediamo solo tagli che impatteranno anche le scuole nei progetti mentre ci sono tutte le opportunità per far dialogare le diverse attività che lavorano sugli stessi settori ma su binari paralleli”.

“Molte cose”, conclude l’assessore Corazzari, “già si fanno ma in modo sparso e senza riconoscersi in un sistema globale e cittadino. Perché non possiamo raggruppare quanto fatto in modo unitario raccogliendo ad esempio 3 o 4 temi sui quali renderci riconoscibili? Sarebbe importantissimo, perché siamo arrivati a un punto in cui il sistema scuola è pressoché stabile e va ripensato inseguendo un ideale e andando oltre ai puri bisogni materiali delle strutture”.

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