Economia e Lavoro
6 Aprile 2019
L’associazione propone di dare l’addio con un anno di anticipo alla plastica e di coinvolgere le aziende e le filiere agricole per produrre materiali

La proposta di Cia Ferrara: provincia “deplastificata” già dall’anno prossimo

di Redazione | 3 min

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Il Parlamento Europeo ha deciso di mettere al bando gli oggetti di plastica monouso – dai piatti, alle palette per mescolare il caffè, fino a tappi e bastoncini cotton fioc – ormai diventati una vera piaga per l’ambiente, in particolare per mari e oceani. Dal 2021 sarà vietato produrli e commercializzarli e le aziende dovranno sostituire la plastica con materiali completamente biodegradabili. Cia – Agricoltori Italiani Ferrara ha accolto con favore questa norma e rilancia una proposta tutta ferrarese: iniziare sin da ora a utilizzare materiali ecocompatibili e diventare fornitori per la produzione di quegli stessi materiali. Una proposta che renderebbe Ferrara la prima città italiana “Deplastificata” in Italia.

“L’inquinamento provocato dagli oggetti di plastica monouso – spiega Stefano Calderoni, presidente dell’associazione ferrarese – è diventato un fenomeno talmente grave che non possiamo aspettare altri due anni per eliminarli”.. Il nostro ecosistema è stato “avvelenato” per anni da materiali che non possono essere riciclati e finiscono nei mari o abbandonati nei terreni. Naturalmente la decisione del Parlamento Europeo è positiva, ma come associazione vorremmo accorciare i tempi e fare del territorio ferrarese il primo “Deplastificato” in Italia. Un po’ come accadde quando si trattò di scegliere se appoggiare o meno il nucleare e molti comuni scelsero di diventare “Denuclearizzati”, prima che i referendum sancisse il no alle centrali. Si tratta di una scelta che potrebbe essere presa in accordo con le istituzioni, alla quale la proporremmo nelle prossime settimane, e che vedrebbe coinvolto da vicino il settore agricolo, per il suo ruolo di fornitore di materia prima per la filiera della bioplastica”.

Attualmente le alternative alla plastica prodotte con amido di mais esistono, ma sono ancora poco diffuse, tanto che solo l’1% di questa materia prima di origine vegetale prodotta in Ue, viene utilizzata per la produzione di materiali biodegradabili. L’obbligatorietà a questi nuovi materiali potrebbe, dunque, diventare un’opportunità per il settore agricolo.

“L’agricoltura– continua Calderoni – avrà sempre più un ruolo determinante nella produzione di materiali come il Mater-Bi prodotto con amido di mais e oli vegetali, che è completamente biodegradabile e compostabile e si può riciclare come rifiuto organico. Anche i rifiuti agroindustriali come melasso di barbabietola da zucchero e scarti di frutta e patate sono già utilizzati – ad esempio nello stabilimento Bio-on di Castel San Pietro Terme nel bolognese – per produrre Pha (poliidrossialcanoato) la macromolecola che compone le più recenti bioplastiche green. Il nostro settore, dunque, potrebbe trovare nuove forme di reddito, anche grazie a scarti di lavorazione che diversamente sarebbero semplicemente eliminati. Ma l’impegno delle aziende per trasformare Ferrara nella prima città senza plastica potrebbe andare oltre – conclude Calderoni – fino all’impegno per eliminare dalle nostre campagne i materiali plastici utilizzati, ad esempio, in orticoltura o nella lotta integrata, in un sistema di economia circolare dove torna alla terra ciò che la terra produce. Sarebbe un esempio importante, perché il settore agricolo deve avere un ruolo attivo e propositivo per la salvaguardia dell’ambiente e la conservazione degli ecosistemi”.

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