Attualità
24 Marzo 2019
Lettera-appello per sostenere la richiesta già inviata al premier Conte e al ministro Tria

Carife, gli azzerati si rivolgono alle autorità locali

di Redazione | 3 min

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Dopo la richiesta di aiuto inviata a Conte e quella di un incontro con la commissaria europea Vestager, gli azzerati Carife si rivolgono alle autorità locali. La missiva, inviata nella data di venerdì, è destinata infatti, oltre al sindaco Tiziano Tagliani, al presidente della Regione Stefano Bonaccini e della provincia Barbara Paron, nonché ai presidenti della Fondazione Carife e della Camera di Commercio.

E’ un'”azione comune” quella che invocano gli azzerati, per chiedere un intervento immediato al Governo e sostenere la richiesta inviata lo scorso mercoledì al premier Giuseppe Conte e al Ministro Giovanni Tria, “affinchè sia resa giustizia e siano restituiti tutti i risparmi”.

“L’intervento a favore di Tercas era totalmente legittimo – ribadiscono gli azzerati dopo la sentenza della Corte di giustizia europea che martedì ha annullato la decisione della Commissione europea di definire ‘aiuto di stato’ l’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) in favore di Banca Tercas nel 2014 – e ora il tribunale europeo lo dimostra: cosi erano pure legittimi gli interventi pensati dal Fitd per le quattro banche, predisposti innanzitutto per la Cassa di Risparmio di Ferrara, ma bloccati dalla Commissione europea in modo illegittimo, come ora evidenziato dal Tribunale europeo. Il problema è che le quattro banche compresa Carife, sono state poste in risoluzione nel dicembre 2015 con il cosiddetto ‘decreto salva banche'”.

“Nel 2014, un anno prima della risoluzione delle 4 banche, compresa Carife,  a spese di azionisti ed obbligazionisti, il  Fitd decise di coprire il deficit patrimoniale di Tercas salvando così i risparmiatori – ripercorrono i firmatari della lettera – misura poi approvata dalla Banca d’Italia. Tale normativa del “bail in” è stata approvata il 15/11/2015 e, nel caso delle “4 banche” (tra cui Cassa di Risparmio di Ferrara fondata nel 1838) è stata applicata retroattivamente. La norma infatti entrava il vigore il 1/1/2016 e Cassa di Risparmio di Ferrara è stata dichiarata risolta il 22/11/2015. E’ stato calpestato l’art. 47 della Costituzione che prevede la difesa del Risparmio. Per quello che è successo, nessuno ha mai spiegato ai risparmiatori il motivo per cui Carife commissariata da Banca d’Italia dal 2013 al 2015, pur avendo un piano di salvataggio della stessa approvato dall’assemblea degli azionisti il 30/7/2015, è stata poi colpita dal “cosiddetto decreto salvabanche”.

“Dal Commissariamento alla sua risoluzione la banca è stata letteralmente distrutta (fuga di clienti, perdita di volumi, ecc.) e per essa non è stato disposto alcun piano industriale. Il Piano di salvataggio prevedeva un aumento del capitale del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi di 300 milioni, e il Fitd interveniva solo sulle banche con accertate condizioni di salvabilità. Nella Commissione parlamentare di inchiesta sulle Banche abbiamo saputo che il Fidt era pronto a versare l’assegno di salvataggio il 26/11/2015, ma Carife era stata azzerata il 22/11/2015, 4 giorni prima. L’intervento di salvataggio, dichiarato totalmente ora dal Tribunale europeo è stato bloccato dalla Commissione europea che ora è chiamata a rispondere per i gravissimi danni economici provocati al territorio ferrarese. Se, infatti, l’intervento del Fitd non fosse stato configurato come aiuto di stato, l’operazione di salvataggio della Carife da parte del Fitd non avrebbe comportato il sacrificio di 32.000 famiglie di risparmiatori. Le scelte effettuate il 22 novembre 2015, con l’applicazione retroattiva della normativa sul “bail in” nel nostro ordinamento – ricordiamo che è entrata in vigore dal 1 gennaio 2016 – hanno messo in ginocchio il territorio ferrarese, già provato dal terremoto del 2012. La storia particolare della nostra comunità, i conclamati errori e le ingiustizie commesse in passato, in questi tre lunghi anni sono stati raccontati in tutte le sedi istituzionali, con scarsi risultati, pertanto alla luce di queste ultime decisioni che vanno ad avvalorare quanto da noi fortemente contestato”.

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