Spettacoli
17 Marzo 2019
“Conversazione sulla storia di Cyrano” in scena a Ferrara Off

Il cadetto di Guascogna raccontato da Eugenio Allegri

di Redazione | 3 min

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Per raccontare la storia di Cyrano ci vuole solitamente un’intera compagnia, ma Eugenio Allegri ha fatto tutto da solo sabato sera nella sala teatrale di Ferrara Off. “Conversazione sulla storia di Cyrano” è il titolo che Allegri e Giulio Costa hanno deciso insieme, quando il secondo ha invitato il primo nello spazio di via Alfonso I d’Este un anno fa, mentre era a Ferrara per “Il nome della rosa” al Teatro Comunale Claudio Abbado.

“È sempre bello quando le cose che sogni insieme agli amici si realizzano”, ha detto Allegri nell’incontro con il pubblico a fine spettacolo. Il monologo visto sabato sera è, infatti, una ripresa di “La storia di Cirano”, libero adattamento del celeberrimo testo di Rostand, costruito da Eugenio Allegri e Gabriele Vacis come una sorta di ‘spin off’ di “Totem”, spettacolo che aveva visto in scena lo stesso Allegri insieme a Baricco e Vacis come regista.

“Erano quattro anni che non lo facevo” ha ammesso Allegri, ma in onore del poeta spadaccino più famoso di tutti i tempi, questo e altro: “Cyrano, al contrario di quello che molti pensano, è realmente esistito e quest’anno avrebbe compiuto 500 anni, era nato proprio nel 1519”.

Cyrano è poliedrico e fuori dagli schemi, un precursore: “Pensate che nella sua opera su un viaggio immagina di fare sulla luna, si inventa addirittura un grammofono per comunicare con la terra”, ha rivelato Allegri. Un poeta spadaccino che ferisce, o meglio ‘tocca’, con le parole oltre che con la spada. Un uomo innamorato, pronto all’estremo sacrificio per amore della sua Rossana: rinunciare a lei e per di più aiutare Cristiano, il suo rivale. Forse soprattutto, e qui sta la sua modernità, un uomo libero: “salire anche di poco, ma da me solo”, questo è il suo motto, che da sotto il suo pennacchio proclama con orgoglio a tutti i buffoni, gli arrivisti e arrampicatori.
Cyrano emerge attraverso il personalissimo sguardo dei due, Allegri e Vacis, tra soste in autogrill e aneddoti personali. Ecco perché questo monologo è una ‘conversazione’. Attraverso parole, musica, voci, Allegri dipinge a rapide pennellate nell’immaginazione degli spettatori la figura del cadetto di Guascogna e poi ci parla, facendolo impersonare da quelle maschere da commedia dell’arte che sono i suoi compagni sulla scena, unici elementi insieme ad alcune sedie e agli immancabili cappello e mantello, fogli di carta e lame, le sue armi pronte al duello.

Bellissimo il momento nel quale la punta della spada si illumina e Allegri danza disegnando nel buio della sala traiettorie di stelle e recitando: “Ma poi che cos’è un bacio? Un giuramento fatto un poco più da presso, un più preciso patto, una confessione che sigillar si vuole, un apostrofo roseo messo tra le parole t’amo; un segreto detto sulla bocca, un istante d’infinito che ha il fruscio di un’ape tra le piante, una comunione che ha gusto di fiore, un mezzo di potersi respirare un po’ il cuore e assaporarsi l’anima … a fior di labbra!”

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